Assemblea Pd. La vecchia guardia con Epifani vuole rilanciare l’unità del partito

Partito Democratico, (Getty Images)

L’Assemblea del Partito Democratico riunita oggi alla Nuova Fiera di Roma indicherà il nuovo segretario, protempore, traghettatore del partito fino al congresso del Pd, atteso in autunno.
Candidato alla segreteria Guglielmo Epifani, l’ex leader della Cgil che ha registrato una “convergenza ampia”.
Proteste:
Eppure un’ala del partito è contraria alla candidatura di Epifani: all’ingresso della Fiera i giovani di “Occupy Pd”, come avevano annunciato in questi giorni, stanno distribuendo magliette bianche, a € 2,00, con la scritta tricolore “Siamo più di 101”, in riferimento ai franchi tiratori che boicottarono la candidatura di Romano Prodi al Quirinale.
Primo acquirente, il sindaco di Bari, Michele Emiliano. Nel manifesto distribuito attraverso dei volantini Occupy Pd chiede il “reset della dirigenza” e un “congresso aperto”, e contesta soprattutto la scelta del Pd di entrare in un governo di larghe intese.

Ex Segretario:
Piero Bersani, in apertura dell’Assemblea nella quale formalizza le sue dimissioni, ha rivolto un’appello al partito di unità responsabilità e serietà. Le sue dimissione, afferma Bersani, sono state un gesto politico. L’ex segretario invita il partito ad una riflessione sull’identità del Pd: “Dobbiamo riflettere più a fondo per una visione nazionale del partito. Se volgiamo essere un soggetto o uno spazio politico. E’ una domanda: un partito senza patrone dev’essere intensa come responsabilità di ciascuno. E questo è un tema politico, una battaglia politica e intellettuale. Non posso parlare dei compiti del Pd, che sarà di rilevanza del nuovo segretario, né fare posizioni retrospettive, di cui avremo modo di parlare al Congresso. Oggi, siamo di fronte ad una difficoltà estrema, e dobbiamo mostrare al paese che guardiamo avanti, dando prospettive anche alla nuova generazione. Spero che già da oggi non smentiremo questa linea. Oggi, si delinea la libera assunzione di una responsabilità collettiva”. Tra gli interrogativi che Bersani solleva nel suo intervento quello rviolto alla coerenza del Pd che deve fare fronte ad un cedimento economico, e sociale del paese. “Riusciremmo a reggere gli assetti della nostra democrazia? Sentiamola nostra questa sfida. Abbiamo una primaria responsabilità di governo e dobbiamo ricavare da questo difficile equilibrio qualche segno di cambiamento”. Un auspicio da parte di Bersani ad intraprendere una discussione profonda, correggendosi in corso di opera. “Ricominciamo senza astio, faziosità e personalismo”, dichiara Bersani che si dice disposto ad assumersi la colpa di quello che non ha funzionato:”Si vince assieme ma si perde da soli. Ma non è questo il problema. Il punto è che tutti assieme dobbiamo cominciare da oggi, ritrovando la fiducia e l’entusiasmo di una nuova partenza”.

Opinioni:
I giornalisti intercettano all’ingresso dell’Assemblea le dichiarazioni dei politici al loro arrivo: Rosy Bindi ha sottolineato di non identificare il suo partito con questa stagione politica di larghe intese con il Pdl.”Ci sono punti critici tra i quali la Ius soli oppure il tema della giustizia. In queste ore si sta svolgendo una manifestazione a Brescia, che ritengo sbagliata e dalla quel prendo le distanze- dichiara Bindi. Possiamo continuare a dire che in qualunque paese del mondo uno come Berlusconi non potrebbe accedere alla politica, oppure devo tacere perché sono al governo con il Pdl?”, s’interroga la Bindi.

Un clima diviso all’interno del Partito che affiora dalla dichiarazioni di molti rappresentanti del Pd. Matteo Renzi, il sindaco di Firenze, in un’intervista a Repubblica ha sottolineato la necessità di un partito forte che prenda in mani le redini della politica: “Ora un governo c’è. Se ce ne vergogniamo, allora regaliamo a Berlusconi 12, 15 o 17 mesi di traino straordinario. Sulle cose negative può scatenare il dissenso contro di noi perché il premier è di sinistra e rivendicare al Pdl tutto quel che ci sarà di positivo”.

Il giornalista, Emanuele Macaluso, in un’intervista al Mattino, rimarca la diffusa sensazione di una mancanza d’identità del partito. Una posizione che l’ex segretario regionale del Pci, ha preso fino dal 2007. “Ora la vera sfida è convocare il congresso”, afferma Macaluso.
“I problemi sociali in questo Paese sono diventati drammatici, mentre la questione meridionale è sparita completamente dal dibattito politico. Se un partito di sinistra non costruisce un blocco sociale intorno a questi temi, rivela di non avere un’anima. Non ci sono correnti ma gruppi personali: i dalemiani, i mariniani, i veltroniani e così via. E le primarie non sono la soluzione”, sottolinea Macaluso. Rispetto al nuovo segretario, Macaluso si auspica che “non sia un tappabuchi e serva a convocare subito un congresso in cui si discuta non di organigrammi ma di cosa deve essere questo partito. Finché non si risolve il problema dell’identità, ogni sforzo rischia di essere vano”.

Redazione

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