Beppe Grillo (GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images) Gli attacchi di Beppe Grillo dopo il risultato elettorale che ha ridimensionato il Movimento 5 Stelle non si fermano. Oggi sul suo blog, il comico genovese se l’è presa con il “fiorire di maestrini dalla penna rossa. Sono usciti dalle cantine e dai freezer dopo vent’anni di batoste e di vergogne infinite del loro partito, che si chiami pdmenoelle o Sel, non c’è differenza”.
Primo della lista di Grillo è Stefano Rodotà, definito “un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi a cui auguriamo una grande carriera e di rifondare la sinistra”. Grillo poi non risparmia Nichi Vendola e Pier Luigi Bersani: “E’ tornato in grande spolvero il supercazzolaro che non sa nulla né di Ilva, né degli inceneritori concessi alla Marcegaglia, è come le vecchie di ‘Bocca di Rosa’ ‘Si sa che la gente dà buoni consigli/ se non può più dare cattivo esempio’. C’è poi lo smacchiatore di Bettola in grande forma che spiega, con convinzione, che la colpa del governo delle Larghe Intese è del M5S quando il pdmenoelle ha fatto l’impossibile per fottere prima Marini e poi Prodi e non ha neppure preso in considerazione Rodotà”.
“I maestrini dalla penna rossa” – spiega Grillo – “mentono agli elettori, fanno inciuci, usano la fionda contro i passerotti e poi nascondono la mano. Renzie, lo statista gonfiato, imperversa con le sue ricette e le critiche al M5S su tutti i canali televisivi preda di compiacenti cortigiane come la Gruber. Renzie non è più sindaco di Firenze da tempo, è diventato un venditore a tempo pieno di sé stesso. Vende in giro un sindaco mai usato, come nuovo”.
Dopo Renzi, è il turno, nell’ordine di Walter Veltroni, Anna Finocchiaro e Pippo Civati: “Persino Topo Gigio Veltroni è stato riesumato per discettare delle elezioni, forte della sua esperienza di averle perse tutte, ma proprio tutte. E poi c’è la claque, quella cattiva e quella buona, quella che attacca a testa bassa, la cui esponente è la Finocchiaro che vuole fuorilegge il M5S, accampata in Parlamento da 8 legislature, e quella buona, alla Pippo Civati, che non ha fatto i nomi dei 101 che hanno affossato Prodi, che vive in un partito che succhia da anni centinaia di milioni di finanziamenti pubblici, ma però è tanto buonino. Lo vorresti adottare o, in alternativa, lanciargli un bastone da riporto”.
Si tratta, conclude il leader del Movimento 5 Stelle, di “maestrini che vedono la pagliuzza negli occhi del M5S, pagliuzza che spesso non c’è neppure, e non hanno coscienza della trave su cui sono appoggiati”.
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