Siria, Russia invia missili al regime di Assad. Tensioni diplomatiche in vista del vertice internazionale di Ginevra

Selim Idris, capo dello Stato maggiore del comando unificato ribelli siriani (Getty images)

Alla vigilia del Consiglio europeo sulla Siria, la Russia comunicò che non avrebbe inviato missili al regime siriano.
Dopo il consiglio in cui sono state rinnovate le sanzioni al regime di Bashar al Assad, la Russia in disaccordo con la sospensione dell’embargo sulle armi all’opposizione, smentisce la linea ed avrebbe già inviato dei missili anti-aereo S-300 alla Siria.
E’ quanto conferma il presidente Bashar al Assad, in un’intervista rilasciata all’emittente ‘al-Manar’ del movimento sciita libanese di Hezbollah.

Come riporta Adnkronos, nella versione integrale dell’intervista che sarà trasmessa questa sera, il leader siriano conferma che un ulteriore carico di missili dovrebbe arrivare a giorni: “La Siria ha ricevuto il primo rifornimento di missili russi anti-aerei S-300. Il resto del carico arriverà presto”, dichiara Assad.
Un intricato scenario di rapporti diplomatici sostenuto da interessi economici che mette a repentaglio un lieve spiraglio di tregua.
Infatti, dal quotidiano libanese al Akhbar, si apprende che nell’intervista, Assad avrebbe ribadito la linea del ministro degli Esteri siriano che dichiarò come il regime “reagirà immediatamente a un altro attacco israeliano in territorio siriano”.

I RIBELLI
Dal canto loro, i militanti dell’opposizione denunciano l’invasione del movimento libanese sciita di Hezbollah. Il capo di Stato maggiore del comando unificato dei ribelli siriani, Selim Idriss, in un’intervista alla Bbc, ha comunicato la presenza di oltre settemila combattenti di Hezbollah negli attacchi condotti contro la città di Qusayr, al confine con il Libano.
Un’attacco denunciato dal ministro degli Esteri francese Laurent Fabius che aveva evidenziato la presenza di miliziani libanesi di Hezbollah al fianco delle truppe di Bashar al-Assad a Qusayr.
Tanto che anche il Dipartimento di Stato americano ha chiesto il ritiro immediato di Hezbollah dalla Siria.
A porre interrogativi sull’opposizione siriana, la presenza di militanti jihadisti nelle frange dei ribelli. Presenza sovrastimata secondo il capo dei ribelli che spiega che le fazioni jihadiste “non rappresentano più del 5-8 per cento di tutti i combattenti in Siria”. “Quando deciderete di sostenerci con armi e munizioni, noi saremo in grado di darvi la garanzia che queste armi andranno in giuste mani”, conclude Idriss.

GINEVRA 2
Un clima che preannuncia le difficoltà di trovare degli accordi alla conferenza di Ginevra sulla Siria, attesa per giugno e voluta da Usa e Russia.
L’Iran avrebbe declinato l’invito di partecipare alla Conferenza internazionale sulla Siria. E’ quanto afferma il viceministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian che sottolinea che l’Iran “studierà con interesse” il caso ma “non permetterà la caduta del regime siriano”.
La Francia si dichiara contraria alla presenza dell’Iran nell’ambito della conferenza internazionale, mentre Emma Bonino, ministro degli esteri italiano, ribadisce la necessità della partecipazione dell’Iran senza la quale sarebbe difficile in seno all’Onu “avviare una mediazione nel conflitto in Siria”.
“Non c’è soluzione militare alla crisi in Siria. L’impegno di Kerry e Lavrov per una conferenza di pace ‘Ginevra 2’ va sostenuto in ogni modo: l’Europa questo deve fare. E devo dire che un’opera di mediazione senza uno dei protagonisti regionali, l’Iran, sarebbe difficile perfino per le Nazioni Unite. Non viviamo di sogni: chiediamoci cosa vogliamo ottenere da Ginevra 2. Deve parlare la politica, dobbiamo fermare le armi. Il cammino sarà’ graduale e difficile, si vuole un governo di transizione, esponenti del regime di Assad devono far parte del processo, ma poi bisogna seguire l’impostazione di Ginevra 1“, afferma Bonino in un’intervista a Repubblica.

Redazione

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