
Secondo quanto riferisce l’Afp, l’Onu ha esteso stamattina un bilancio delle vittime di violenza in Iraq nel solo mese di maggio. Il rapporto delle Nazioni Unite parla di 1.045 morti e 2.397 feriti, in netto aumento rispetto al mese precedente, che pure era stato falcidiato da oltre settecento morti violente, il dato più alto degli ultimi 5 anni.
L’ondata di violenze che sta imperversando in Iraq da qualche mese e che sembra destinata ad aumentare costantemente è iniziata con le proteste a dicembre dei sunniti contro il governo sciita di Nouri al-Maliki, ritenuto direttamente responsabile in particolare della strage di Kirkuk, avvenuta nella seconda metà d’aprile, quando le forze di polizia avevano sparato contro i manifestanti sunniti scesi in piazza contro il governo.
Soltanto nella giornata di ieri, dieci persone sono morte e 27 sono state ferite in una serie di attentati, il più grave dei quali in una moschea a Baghdad, nel quartiere meridionale di Ilam, con un bilancio di quattro morti e 17 feriti. A Hilla, cittadina a sud della capitale, inoltre, sono stati trucidati tre ex membri del disciolto partito Baath di Saddam Hussein, caduti in un’imboscata. La notte precedente era toccato a tre agenti della polizia sciita.
Sempre l’altro ieri a Baghdad sono stati almeno 25 i morti in un attentato con autobomba, in un quartire al sud della città, a poca distanza da un luogo dove si stava tenendo un matrimonio. Secondo l’agenzia Reuters, non è escluso che l’attentato sia da attribuire alla cosiddetta Sunni Muslim Islamist, organizzazione terroristica islamica che ha intensificato negli ultimi tempi la propria attività criminale.
Redazione online