Mentre oggi si attende la sentenza sul processo Ruby, tra le fila del Partito Democratico si riflette sul futuro e su nomi che potrebbero essere proposti per un ruolo di leadership. Il numero domenicale del “Corriere della Sera” aveva proposto ieri un pezzo scritto dal giornalista Labate proprio su questa tematica; nell’articolo, in particolare, si vagliava l’ipotesi di una discesa in campo di Romano Prodi come leader dei “rottamatori” renziani.
L’ex presidente del Consiglio, però, ha sentito la necessità di smentire con tempismo quanto affermato e, con una lettera al quotidiano che oggi il Corriere ha pubblicato per intero, Prodi ha fatto sapere che non ha alcuna intenzione di tornare ad occuparsi di politica italiana ed ha affermato che la sua partita è finita.
“Ho affrontato due sfide importanti, battendo un opponente politico che ritenevo e ritengo non idoneo al governo del Paese. Da parte mia ho cercato di portare avanti una cultura politica moderna e solidale di cui l’Italia ha molto bisogno. Una battaglia non solo politica, ma etica e culturale. Credo che questi stessi obiettivi abbiano oggi bisogno di nuovi interpreti anche se, nel corso dei due periodi del governo da me presieduto, ci si è a essi avvicinati senza danneggiare, ma anzi migliorando sensibilmente il prestigio internazionale e la situazione debitoria del Paese, ha esordito Romano Prodi.
Il politico bolognese ha poi continuando parlando del Partito Democratico e dicendo che, nonostante sia grato al gruppo e conservi “numerose e salde amicizie” al suo interno, quest’anno ha scelto di non rinnovare la tessera. “In politica, come nello sport e forse in ogni attività, è preferibile scegliere il momento in cui finire il proprio lavoro, prima che questo momento venga deciso da altri o da eventi esterni. Questi sono anche i motivi per cui senza polemiche ho tralasciato di ritirare la tessera del Pd, il cui rinnovamento e rafforzamento sono tuttavia essenziali al futuro della nostra democrazia”, ha scritto.
Un sottile ma chiaro riferimento è poi andato all’avversario politico principale, Silvio Berlusconi: “Una gara riguardo alla quale posso elencare tante sfide vittoriose, tra le quali non mi fa certo dispiacere ricordare le due elezioni politiche nazionali del 1996 e del 2006. Riflettendo su tutto ciò voglio infine augurarmi che, anche chi è stato sconfitto nei due confronti diretti, possa meditare sul fatto che non dovrebbe essere solo la mia gara a una fine”.
Redazione online