Procuratore antimafia, il Csm spaccato sul dopo-Grasso

L'ex procuratore antimafia Pietro Grasso (getty images)

E’ caos all’interno del Csm sulla nomina del nuovo procuratore nazionale antimafia, dopo le dimissioni di Pietro Grasso, eletto prima senatore del Pd e poi presidente di Palazzo Madama. La Commissione per gli incarichi direttivi del Csm ha indicato quattro candidati, rimettendo in questo modo la scelta del successore di Pietro Grasso al Plenum di palazzo dei Marescialli.

I candidati che hanno ottenuto più voti e sui quali probabilmente si dovrà esprimere il plenum del Csm sono Franco Roberti, già capo della Direzione distrettuale antimafia di mafia di Napoli, e il vice di Grasso nel corso del suo mandato e procuratore di Bologna, Roberto Alfonso. Entrambi hanno raccolto due voti a testa, il primo dai togati di Area, il raggruppamento progressista di Magistratura democratica e Movimento per la giustizia, Paolo Carfì e Franco Cassano, il secondo appoggiato da Antonello Racanelli (Magistratura indipendente) e Filiberto Palumbo (laico del Pdl).

Hanno ottenuto voti anche il procuratore di Tivoli, Luigi De Ficchy, appoggiato dal laico del Partito Democratico Guido Calvi, e il procuratore di Messina, Guido Lo Forte, sostenuto dal togato di Unicost, Riccardo Fuzio. Appena saranno pronte le motivazioni di ogni singola proposta, i verbali saranno poi trasmessi al ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, che dovrà valutarli.

Il ruolo di procuratore nazionale antimafia è vacante dal 6 gennaio, giorno delle dimissioni di Pietro Grasso per entrare in politica al fianco del Partito Democratico, tant’è che anche il Capo dello Stato Giorgio Napolitano ha lanciato il suo appello perché si trovi una soluzione.

Redazione online