
Nel corso del VX Congresso internazionale di immunologia che si tiene in questi giorni a Milano, il vincitore nel 1996 del premio Nobel per la Medicina insieme allo svizzero Rolf M. Zinkernagel, Peter C. Doherty ha sostenuto: “C’è un problema generale con la comunicazione scientifica e lottiamo per superarlo. Internet fa un gran lavoro nel dare informazioni, ma spesso crea anche confusione. E uno sforzo particolare va fatto sul fronte delle pandemie”.
La questione è molto sentita, tant’è che la Commissione europea sta finanziando ‘Tell Me’, un progetto della durata di 3 anni, coordinato dall’italiano Emilio Mordini, fondatore e direttore del Centro per la scienza, società e la cittadinanza (Cssc), che ha come obiettivo principale la messa a punto di un software che riesca a prevedere la diffusa delle pandemie.
Ha spiegato all’Adnkronos Jennifer Badham, una delle ricercatrici che stanno lavorando al progetto: “Il software, analizzando i dati raccolti dai social media come Facebook e Twitter, sarà in grado di predire il contagio in una certa area geografica, in base a quante volte le persone si lavano le mani, o a quanto percepiscono elevato il rischio di ammalarsi”.
Ha sostenuto ancora la ricercatrice: “Lo scopo è quello di fornire alle strutture governative maggiori informazioni per migliorare la comunicazione in caso di pandemia”. Da parte sua, Doherty non ha dubbi e rilancia il più antico dei metodi di prevenzione: “Per non essere infettati da un virus in caso di pandemia, la cosa migliore è sempre lavarsi bene le mani”.
Redazione online