Istat: fiducia consumatori ai massimi da luglio 2011, ma le associazioni criticano

Spesa al mercato (Foto: Christopher Furlong/Getty Images)

Stando agli indici Istat la fiducia dei consumatori continua a crescere, passando dai 98,4 punti di agosto ai 101,1 di settembre. Si tratta del quarto rialzo consecutivo e del valore più altro da luglio 2011, quando esplose la crisi finanziaria che travolse l’Italia con l’impennata dello spread (ovvero il differenziale di rendimento tra titoli decennali italiani e tedeschi). Secondo l’Istat aumenta sia la fiducia sia per il quadro personale, che passa da 98,9 a 102,4 punti, che quella per quello economico generale, da 97,7 a 99,7 punti. In quest’ultimo caso di stratta del livello più alto da febbraio 2010.

In sostanza, per l’Istat il clima di fiducia cresce in tutta Italia: migliorano infatti sia i giudizi e le attese sulla situazione economica della famiglia (con i saldi che passano rispettivamente da -66 a -58 e da -15 a -11) che i giudizi sulla situazione economica del Paese (il saldo passa da -117 a -108). Inoltre migliorano anche le aspettative sulla disoccupazione (il saldo diminuisce da 72 a 68). Si registra invece un lieve peggioramento per le attese (cioè per il futuro) sulla situazione economica del Paese, con il saldo che passa da -7 a -11. In aumento il saldo sulle opportunità attuali di risparmio, che passa da 121 a 140, mentre diminuisce quello sulle possibilità future di risparmiare: da -44 a -48.

Dati che tuttavia vengono criticati dalle associazioni dei consumatori Federconsumatori e Adusbef, in quanto ritenuti troppo ottimistici. Le due associazioni hanno accusato l’Istat di aver perso credibilità, in quanto ritengono “del tutto improbabile” che l’indice di fiducia dei consumatori “abbia raggiunto i livelli massimi dal 2011”. Per Adusber e Federconsumatori, infatti, quello registrato dall’Istat è “un andamento lontano anni luce dalla reale situazione che le famiglie stanno vivendo”. Nel biennio 2012-2013, ricordano, la contrazione dei consumi ha raggiunto il 7,8%, pari ad una minore spesa per circa 59 miliardi di euro e nell’ultimo anno i consumi alimentari sono diminuiti di oltre il 4,5%. Una situazione molto difficile che, rilevano le due associazioni, verrebbe ulteriormente aggravata dall’aumento dell’Iva, che scatterà il prossimo 1° ottobre se il governo non prenderà provvedimenti.

Redazione