E’ polemica sui soccorsi a Lampedusa. I sopravvissuti dicono: “In mare non ci hanno aiutati”

I corpi allineati dei migranti morti in mare (STRINGER/AFP/Getty Images)

La strage di migranti che oggi è avvenuta nei pressi della riva di Lampedusa non poteva lasciare il terreno del dibattito italiano scevro di polemiche, rivendicazioni, denunce. La più forte arrivata in queste ore, assieme a coloro che denunciano le istituzioni nazionali ed europee per adottare la politica del respingimento piuttosto che quella dell’aiuto umanitario, è quella del sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini che, parlando ai microfoni di RaiNews 24 ha riferito in merito ad alcune testimonianze dei migranti reduci dalla traversata.

“Hanno spiegato di aver acceso i fuochi a bordo perché non avevano campo e i telefonini non prendevano. Sono così tutti finiti in mare e raccontano che alcuni motopesca, due o tre, sono passati e sono andati avanti senza aiutarli”, ha riportato il primo cittadino del comune isolano.

Nicolini ha poi affermato ai microfoni di Repubblica Tv: “Credo che non ci siano più pattugliamenti al largo delle coste di Lampedusa”. “Probabilmente – ha continuato – hanno spostato, le navi, le operazioni di monitoraggio verso le coste sud-orientali della Sicilia, ma anche a Sicli sono arrivati morti, c’è qualcosa che non capisco”.

Indignazione giunge anche da parte dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori che, commentando quanto successo oggi, ha invitato i politici a tacere. Il portavoce dell’organizzazione, Alessandro Marziale, si è detto “indignato dalla solita passerella di politicanti che adesso prenderà d’assalto l’isola per guadagnare un momento di gloria mediatica”. L’invito di Marziale ai frequentatori dei palazzi della politica è chiaro: “Si dimettano insieme a quanti sull’immigrazione speculano per fini elettorali. Simili vergognose irresponsabilità disonora”.

Redazione online