Legge di stabilità: Bondi minaccia di non votarla. Scontento anche Monti: poca riduzione di tasse

Sandro Bondi (Getty Images)

Il coordinatore del Pdl Sandro Bondi, ritenuto uno dei “falchi” del partito, ha minacciato di non votare la legge di stabilità, varata dal Consiglio dei Ministri il 15 ottobre, se non verrà modificata. “Non ho difficoltà a dire che se questa legge non sarà modificata nella sostanza avrei difficoltà a votarla, così come non ho votato la fiducia al governo”, ha detto Bondi nelle parole riportate dall’agenzia Ansa. Bondi ha poi ribadito di essere una “persona libera e pensante”, accusando di essere “in mala fede” quei suoi colleghi di partito che lo collocano tra gli “estremisti” del Pdl.

La legge di stabilità suscita comunque perplessità e mugugni tra diversi esponenti politici. All’interno dello stesso Pdl, un’altra voce critica è quella di Renato Brunetta, ex ministro di Berlusconi e capogruppo alla Camera del Pdl. Ieri sera alla trasmissione di RaiUno “Porta a Porta”, Brunetta ha affermato che la manovra varata dal governo Letta non va bene per la crescita, sottolineando il “rischio di elementi recessivi come, per esempio, il taglio delle pensioni”. “Il Paese non si cura con le medicine omeopatiche”, ha chiosato Brunetta. Nemmeno l’ex Presidente del Consiglio Mario Monti, leader di Scelta Civica, è contento. Secondo Monti, infatti, il testo della legge di stabilità è “timido per quanto riguarda la riduzione delle tasse e “insoddisfacente sull’orientamento alla crescita“, perché contiene “poche tracce di riforme strutturali”. “La posizione che Scelta Civica terrà nell’iter parlamentare” sulla legge di stabilità “dipenderà dalla misura in cui il governo vorrà e saprà accogliere le sue preoccupazioni”, ha fatto sapere Monti.

Redazione