Agroalimentare: il 15% del fatturato è di stampo mafioso

Agricoltura (Christopher Furlong/Getty Images)

E’ stato presentato questa mattina a Villa d’Este di Cernobbio il secondo rapporto, redatto in collaborazione da Coldiretti e da Eurispes, sulle cosiddette agromafie e le infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore dell’agricoltura. Il dossier stilato dalle due associazioni presenta dati preoccupanti relativi al dilagare delle mafie nell’ambito della produzione agricola e della vendita di prodotti eno-gastronomici. Rispetto all’ultimo rapporto, pubblicato da Coldiretti ed Eurispes nel 2011, il fenomeno sarebbe cresciuto del 12%, foraggiato dalla crisi economica e dalle difficoltà che questa ha portato tra gli operatori del settore.

Le mafie italiane ricaverebbero dall’agroalimentare un fatturato di circa 14 miliardi di euro e sembrano aumentare sempre più, secondo la ricerca, gli ambiti d’intervento della criminalità organizzata. Acquisto e gestione di terreni agricoli, inserimento nella filiera produttiva e in quella legata alla distribuzione: questi sono i campi specifici frequentati dalle mafie e rovinati dalle stesse per pratiche illegali e dannose dei prodotti e del territorio.

Come ormai risaputo, il possesso di terreni da parte di mafie come la camorra è spesso legato alla copertura del mercato illecito di smaltimento rifiuti. Il proliferare di campi-discarica nei pressi dei quali si continua la coltivazione rende estremamente pericoloso per i cittadini del luogo e non solo l’approccio all’alimentazione. In alcune zone coma la cosiddetta Terra dei Fuochi la percentuale di terreni ormai gravemente contaminati ha raggiunto livelli altissimi (si parla del 18% in tutta la Campania).

Ma la criminalità organizzata è riuscita ad inserirsi anche nella filiera distributiva. Grazie all’utilizzo di metodi non consoni alla normativa e in virtù delle ingenti disponibilità di liquidi in possesso, la mafia riesce ad imporre a negozi e centri di vendita al dettaglio l’acquisto di determinati prodotti. In alcuni casi gli stessi gruppi criminali arrivano fino a possedere gli esercizi commerciali preposti a questo servizi, tanto che secondo Coldiretti/Eurispes si conterebbero in tutta Italia circa 5.000 attività di ristorazione finiti in mano alla mafia.

A conferma di quest’ultima notizia l’arresto, avvenuto in tempi recenti, di Giuseppe Grigoli, imprenditore capillarmente attivo nell’ambito della grande distribuzione accusato di avere rapporti con la camorra al quale sono stati sequestrati beni per 700 milioni di euro.

Redazione online