Presidenza della Commissione Antimafia, eletta Rosy Bindi

Rosy Bindi (Foto: Franco Origlia/Getty Images)

Dopo una prima fumata nera, al secondo tentativo Rosy Bindi, candidata del Pd, è stata eletta presidente della bicamerale Antimafia. La deputata democratica ha ottenuto al ballottaggio 25 voti, contro gli 8 di Luigi Gaetti, dell’M5S. A favore dell’ex presidente del Pd hanno votato oltre ai suoi colleghi di partito anche Sel e Scelta Civica. Il Pdl ha disertato polemicamente la commissione.

I suoi capigruppo alla Camera e al Senato, Renato Brunetta e Renato Schifani, hanno diffuso un rabbioso comunicato: “La delegazione del Popolo della libertà, in caso di elezione di un presidente nella seduta odierna, non parteciperà ai lavori della Commissione per l’intera legislatura, denunciando con questo atto l’irresponsabilità del Pd ed affermando la necessità di avere alla presidenza di una commissione così importante una personalità condivisa dall’insieme delle forze politiche”.

Nel corso della mattinata, si erano diffuse le voci su una mancanza di accordo sul nome del nuovo presidente della Commissione Parlamentare Antimafia; dopo la fumata nera della scorsa settimana intorno al nome di Lorenzo Dellai di Scelta Civica, osteggiato in primis da un suo collega di partito, Andrea Vecchio, imprenditore catanese, che aveva sostenuto di essere lui stesso il candidato ideale perché “vivo da anni sotto scorta e hanno bruciato più di cento mezzi della mia impresa edile”, il Partito Democratico punta nuovamente su un nome emerso nei giorni passati e gradito ai vertici: quello dell’ex presidente Rosy Bindi.

Sulla “pasionaria” democratica rimaneva il veto del Pdl, che ribadiva l’intenzione di non votarla, mentre si era prospettato anche da parte del Movimento 5 Stelle un endorsement a sorpresa proprio nei confronti di una giovane parlamentare di centrodestra. Aveva sostenuto infatti il deputato pentastellato Andrea Cecconi: “Noi voteremo i nostri candidati, che sono Fabiana Dadone e Francesco Molinari. Di sicuro non voteremo la Bindi, che di antimafia non sa nulla. Se poi qualcuno ci propone una persona esperta di quei temi, come la Scopelliti, se ne può parlare”.

La 29enne Rosanna Scopelliti, figlia del magistrato antimafia ucciso nel 1991, avrebbe potuto dunque rappresentare una outsider, anche se non appariva verosimile un eventuale appoggio all’interno del suo partito. A pesare sull’elezione della Bindi, inoltre, c’era la possibilità di un mancato appoggio da parte della componente renziana del partito.

Smentita, infine, con un comunicato la voce circa un appoggio dell’associazione Libera contro le mafie a una specifica candidatura alla presidenza della commissione: “Libera non ha mai fatto mancare, in questi anni, il proprio apprezzamento per chi, in politica e nelle istituzioni, si è concretamente impegnato sui temi della lotta alle mafie e alla corruzione per l’affermazione della legalità democratica, ma non ha mai, neppure una volta, inteso interferire in alcun modo con scelte che riguardano esclusivamente le forze politiche”.

Pochi minuti fa, in conclusione, l’elezione a maggioranza semplice di Rosy Bindi, che però non placa le polemiche.

Redazione online