
Prima dell’udienza generale che ha raccolto anche oggi 100mila persone, stipate tra Piazza San Pietro e le strade circostanti, Papa Francesco ha ricevuto stamattina i cappellani delle carceri italiane, intendendo così “far arrivare un saluto a tutti i detenuti”. Nel corso dell’incontro, il Pontefice ha ricordato: “Anche Gesù è un carcerato: dai nostri egoismi, dai nostri sistemi, dalle tante ingiustizie. È facile punire i più deboli, mentre i pesci grossi nuotano”.
Papa Francesco si è poi lasciato andare a una confessione: “Ogni volta che chiamo i carcerati di Buenos Aires, ogni tanto la domenica per una chiacchiera, mi domando: perché lui e non io? Mi domando: perché lui è caduto e non io? Le debolezze che abbiamo sono le stesse… È un mistero che ci avvicina a loro”. Poi ha lasciato un messaggio per i detenuti: “A nome del Papa, potete dire loro questo: il Signore è dentro con loro. Nessuna cella è così isolata da escludere il Signore, il suo amore paterno e materno arriva dappertutto”.
Ha concluso il Pontefice: “Voi siete segno della vicinanza di Cristo a questi fratelli che hanno bisogno di speranza. Recentemente, avete parlato di una giustizia di riconciliazione, no? Anche una giustizia di speranza, di porte aperte, di orizzonti … Questa non è un’utopia: si può fare. Non è facile, perché le nostre debolezze ci sono dappertutto, anche il diavolo c’è dappertutto, le tentazioni ci sono dappertutto … ma sempre cercare quello, no?”.
Papa Francesco, che secondo quanto si è appreso incontrerà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al Quirinale, il prossimo 14 novembre, ha infine tenuto in piazza la sua lezione di catechesi, incentrata sulla fede di Maria, “vissuta nella semplicità delle mille occupazioni e preoccupazioni quotidiane di ogni mamma, come provvedere il cibo, il vestito, la cura della casa”.
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