
Al termine di un’indagine coordinata dalla Procura antimafia di Napoli, la Dia di Napoli ha arrestato due persone con ordinanze di custodia cautelare in carcere, perché ritenute colpevoli dell’omicidio di Luigi Caiazzo, commesso nell’ottobre 1992 all’interno di una masseria a Villa Literno (Caserta), il cui cadavere non è stato mai rinvenuto.
In carcere sono finiti Raffaele Cantone, già detenuto per altri reati e Giuseppe Terracciano, pregiudicato e fratello di Bernardino, l’attore che tra l’altro ha preso parte al film di Matteo Garrone “Gomorra”, nel ruolo di un estorsore, “zì Bernardino”.
L’uomo fu arrestato nel 2008, con altre sette persone, in un blitz nei confronti di affiliati e fiancheggiatori del clan dei Casalesi-fazione Bidognetti, all’epoca guidata dal latitante Giuseppe Setola.
Secondo quanto riferiscono i media Cantone è anche ritenuto responsabile dell’omicidio di Giuseppe Caiazzo, padre di Luigi, e del ferimento di Angelo Pietroso, avvenuti a Villa Literno il giorno successivo all’uccisione di Luigi Caiazzo.
Gli omicidi rientravano nell’offensiva attuata dal clan dei Casalesi finalizzata a prevalere nella provincia di Caserta e a stroncare la riorganizzazione della Nuova camorra organizzata (Nco) di Raffaele Cutolo, al cui clan appartenevano le vittime.
Le indagini sul caso sono state riaperte dopo le dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia che hanno permesso alla Dia di accertare la dinamica e il movente del duplice omicidio: in questo scenario è stato evidenziato il ruolo svolto da Giuseppe Terracciano che attirò la vittima in una masseria dove Raffaele Cantone, sparò un colpo d’arma da fuoco uccidendo Luigi Caiazzo il cui cadavere fu nascosto in un pozzo e non è stato mai ritrovato.
Nell’operazione della Dia, è stato anche eseguito decreto di sequestro preventivo emesso d’urgenza dalla Dda di beni per un valore di circa 200mila euro: tra queste sono state sequestrate l’azienda bufalina di proprietà di Terracciano, all’interno della quale fu ucciso Luigi Caiazzo, l’allevamento di cavalli intestato alla convivente di Terracciano e vari i conti correnti della famiglia.
Secondo la Procura di Napoli, l’urgenza dell’attuazione del decreto di sequestro è scaturita dal fatto che l’indagato, aveva sollecitato la propria compagna di avvisare il commercialista per “vendere tutto” e avrebbe firmato al momento dell’arresto un blocchetto di assegni in bianco e che appartenevano ad una suo conto corrente, con lo scopo di permettere alla moglie di fare sparire i soldi dal conto.
Redazione