Come sei stato coinvolto in questo film?
Il produttore Maurizio Totti conosceva bene sia me che Andrea Pisani perché dando vita al duo comico Panpers lavoriamo da anni al programma tv “Colorado”; quando ha deciso di girare un rifacimento italiano della commedia spagnola “Fuga de cerebros” ci ha consigliato di guardare il film originale perché in futuro avrebbe voluto coinvolgerci nel progetto di remake. È trascorso del tempo e poi Paolo Ruffini ci ha cercato per dirci che il film si sarebbe girato, così per prepararci adeguatamente io, Andrea e gli altri interpreti principali siamo stati una ventina di giorni insieme a Paolo a Milano per conoscerci meglio e per poter dar vita ad un gruppo affiatato: fra tutti noi si è creato un bellissimo rapporto di amicizia, ci siamo trovati molto bene e una volta andati sul set ci siamo divertiti da matti, creando sul momento tante nuove trovate e modellando battute e situazioni sulle nostre personalità.
Ti sei sintonizzato facilmente col tuo personaggio?
Per fortuna l’Emilio che ho interpretato è piuttosto lontano da me, è abbastanza sfortunato, ma forse c’era in lui comunque un qualcosa di mio, su cui poi abbiamo lavorato in sede di preparazione e di riprese. È un ragazzo ricco di qualità ma gli capitano davvero guai a non finire… è innamorato da tutta la vita di Nadia e non ha mai trovato il coraggio di avvicinarsi; e quando finalmente si decide a dichiararsi, lei gli dice che sta andando a vivere in un campus universitario in Inghilterra. La sua qualità più forte è la tenacia e allora fa di tutto per raggiungerla. In ogni caso Emilio non è un tipo superficiale, è molto paziente e nel corso della vicenda tutto questo verrà fuori in maniera evidente; è comunque molto soddisfatto dei suoi amici, e anche quando tra di loro si crea tensione, lui li riconosce sempre come tali e col tempo un po’ tutti finiscono col crescere ritrovandosi alla fine più consapevoli e maturi. Emilio capirà il vero valore di quelli che ha intorno a sé e loro comprenderanno quello del loro amico. E anche Nadia, che sembrava così irraggiungibile, lontana e distante, in realtà si dimostra per quello che è: semplice e innamorata di lui. In fondo, al protagonista sarebbe bastato solo comunicarle esplicitamente il suo amore…

Che rapporto si è creato con Paolo Ruffini?
Il copione che ci è stato proposto non era ferreo, abbiamo sempre lavorato tutti per portare in scena anche qualcosa di nostro in modo da arrivare al miglior risultato possibile. Paolo è sempre stato d’accordo su questo, ma ovviamente ci ha dato delle direttive che abbiamo cercato di seguire al meglio, senza andare contro la sua volontà. Tutti noi siamo diventati ottimi amici fin da prima dell’inizio delle riprese, ma col tempo lo siamo diventati ancora di più. Il nostro legame è cresciuto parallelamente a quello dei personaggi che stavamo interpretando. Discussioni ce ne sono state, anche su punti diversi, ma senza polemiche e tensioni particolari, ci si confrontava tutti con grande rispetto e attenzione reciproche.
Come ti sei trovato con Olga Kent e con gli altri interpreti?
Subito molto bene, durante il periodo di condivisione e conoscenza reciproca prima del set abbiamo provato per una settimana le nostre scene a due perché io e lei davamo vita alla vicenda sentimentale “portante” del film e anche Paolo teneva molto alla loro riuscita. Olga si è resa disponibilissima, aveva voglia di imparare e di fare, abbiamo familiarizzato facilmente tra noi, così come è accaduto con gli altri ragazzi: ho conosciuto da vicino belle persone che non conoscevo, abbiamo riso tanto e ci siamo scoperti tutti reciprocamente. Da allora siamo rimasti molto in contatto, ci sentiamo quasi tutti i giorni, ci mandiamo dei video, fra tutti noi è nata un’amicizia vera che è andata oltre il film.
Che tipo di commedia è secondo te?
Secondo me, il nostro film è qualcosa di diverso rispetto a tutto quello che si vede oggi, non è la classica commedia di costume, non è un cinepanettone, né un film dove conta soltanto la comicità: nel suo piccolo e nella sua umiltà credo che sia piuttosto unico; non credo di aver visto niente di simile in Italia, la linea è quella degli “American pie” trasferiti però in un contesto italiano: da spettatore ho sempre pensato che avrei voluto vedere un adattamento italiano di quei celebri film giovanilisti americani e il caso ha voluto che mi sia ritrovato a interpretarlo proprio io…
Intervista di Silvia Casini