La curcuma è una spezia di origini indiane usata in cucina per aromatizzare i cibi e utilizzata anche nelle pratiche mediche orientali. Questo prodotto ha avuto una popolarità improvvisa grazie alle sue potenzialità anticancro. A sostegno di questa tesi ci sono numerosi studi che indicano come la pianta possa combattere diversi tipi di tumore. Le parti chimiche della pianta sono alla base di tali proprietà: la curcumina estratta dalla radice è in grado di impedire la formazione di neoplasie alla base della testa, questo secondo una ricerca dell’Università della California. Atri studi indicano che la curcuma ha grandi poteri antinfiammatori e può essere impiegata anche per trattare l’Alzheimer, le patologie cardiache e l’iperglicemia. La curcumina viene utilizzata anche contro la psoriasi e per velocizzare il processo di cicatrizzazione delle ferite (esistono infatti in commercio cerotti contenenti curcumina). Chi è colpito da artrite, una patologia infiammatoria che può avere degli sviluppi anche gravi, può beneficiare di applicazioni cutanee a base di questo estratto.
La curcuma ha comunque una storia millenaria nella medicina indiana e cinese ed è presente anche negli appunti di viaggio di Marco Polo. Molte case farmaceutiche hanno tentato di sottoporre a brevetto la curcumina. Un caso eclatante successe nel 1996 quando due studiosi indiani in collaborazione con un’università americana riuscirono ad ottenere un brevetto su un prodotto a base di curcuma, cancellato poi dall’Ufficio Brevetti degli Stati Uniti a seguito di una denuncia del Consiglio Indiano per la Ricerca Scientifica.
In conclusione, la curcuma è una scoperta della medicina indiana e i prodotti che la contengono non sono brevettabili.
Marco Galluzzi