
Nel processo contro gli ex vertici della banca Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, e l’ex direttore finanziario Gianluca Baldassarri, oggi è stato il giorno dell’attuale amministratore delegato Fabrizio Viola, che con la propria testimonianza ha provato a far luce sullo scandalo Alexandria, ricordando, nel corso delle tre ore di interrogatorio, come questa sia stata una pagina nera per l’istituto bancario senese.
Ha spiegato Viola nel corso dell’interrogatorio: “Il mandate agreement del contratto di ristrutturazione del derivato Alexandria fu ritrovato il 10 ottobre 2012. A seguito del rinvenimento del mandate agreement e sulla base del suo impatto sullo stato patrimoniale banca Mps dovette aumentare da 1,5 miliardi a 2 la richiesta di aumento di capitale per rispondere allo stress test dell’Eba”. Inoltre, ha ricordato Viola, “furono avvisate anche le autorità di vigilanza, Banca d’Italia e Consob, a cui tale mandato era stato celato”.
Viola ha anche spiegato ai giudici che Gianluca Baldassarri avrebbe ricevuto una buonuscita di 830mila euro dalla banca e una lettera d’encomio firmata dall’ex presidente, Giuseppe Mussari, perché l’ad di Mps aveva scoperto “una operatività con broker privati, in particolare uno, Enigma, che non rientrava in quei criteri di utilizzo delle controparti che ritenevo opportuni”.
Redazione online