
Nuovo colpo di scena nelle complicate indagini sulla morte di Yasser Arafat, dopo che la vedova Suha, nelle settimane scorse, aveva avallato la tesi dell’avvelenamento e l’Anp aveva direttamente chiamato in causa i servizi segreti israeliani. Oggi una fonte della procura francese di Nanterre, dove i familiari di Arafat hanno fatto ricorso perché si procedesse alla riesumazione del cadavere, ha sentenziato: “Il rapporto esclude la tesi di un avvelenamento di Arafat, e va nella direzione di una morte naturale”.
Un report di un laboratorio di Ginevra, pubblicato dalla tv all news panaraba al Jazeera, sosteneva che sarebbe un “innaturale alto livello di polonio radioattivo nelle costole e nel bacino”, che confermerebbe “un 83% di probabilità che [Arafat] sia stato avvelenato”. Tesi confermata sia da uno scienziato britannico intervistato dal canale televisivo, sia dagli esperti del Lancet, una delle riviste scientifiche più note al mondo.
In particolare, nei campioni di resti prelevati a Yasser Arafat risultano tracce di polonio fino a 18 volte alla norma, con un “innaturale alto livello di polonio radioattivo nelle costole e nel bacino”. Per questo motivo, il capo della commissione d’inchiesta sulla morte del leader palestinese, scomparso l’11 novembre 2004, Tawfiq Tirawi ha accusato Israele di essere “l’unico sospettato” del presunto avvelenamento.
Tirawi, nelle scorse settimane, non aveva dubbi: “Noi diciamo che Israele è il primo e unico sospettato per l’uccisione di Arafat e continueremo a portare avanti un’indagine approfondita per trovare e confermare tutti i dettagli e tutti gli elementi del caso”. Da parte sua, il governo di Tel Aviv ha respinto al mittente le accuse.
A quasi 10 anni dalla morte del carismatico fondatore dell’Olp, le cause di quel decesso sembrano ancora avvolte nel mistero.
Redazione online