
Matteo Renzi a Firenze ha festeggiato la vittoria delle Primarie del Pd e ha subito parlato a il suo popolo da neo segretario: “E’ molto difficile e molto bello prendere la parola qui stasera. Grazie. Grazie a tutti gli avversari che di fatto ha stracciato. Su tutti Cuperlo, la persona con cui nel Pd ho più voglia di discutere e confrontarmi”.
“40mila persone si sono raccolte per dire ‘vaffa’; oggi oltre due milioni di persone sono andati a votare per la proposta. Chi ha votato oggi ci ha dato l’idea che si possa ancora credere nella cosa pubblica, che il coinvolgimento può ancora cambiare le cose”.
“Adesso tocca a una nuova generazione, che però non farà a meno dell’esperienza dei più anziani”. E’ la rottamazione al tempo della vittoria. Toni bassi, ma lo stesso approccio: “Adesso tocca a noi guidare la macchina”. Da due milioni e mezzo di persone è arrivato un messaggio chiaro: “Vogliamo che l’Italia torni a correre, e adesso dipende da noi”.
Sul rapporto col governo Letta ha aggiunto: “Abbiamo l’ambizione di cambiare l’Italia, non uno o due ministri”. Se ne riparlerà da domani, e quanto se ne parlerà. Ma ora non è il momento di lanciare messaggi divisivi. Ma c’è un passaggio sul futuro del quadro politico che più diretto non si può. “Ai teorici dell’inciucio, a chi vuole tornare indietro, oggi fue milioni di persone hanno risposto ‘no grazie’. Il bipolarismo è salvo”.
Il passaggio sul Pd, il suo “nuovo Pd”, è accolto da un tripudio della folla: “Questa non la fine della sinistra, noi stiamo solo cambiando il gruppo dirigente della sinistra. Noi non andiamo dall’altra parte del campo, noi stiamo solo cambiando giocatori”. Poi omaggio agli iscritti, ma basta respingere “chi sta fuori”. E dobbiamo dire che non può bastare l’appartenenza a un sindacato, o far parte del club degli amici degli amici per andare avanti”.
Qui arriva il passaggio più forte del suo discorso: “Da oggi è sciolta, ammesso che sia mai esistita, la corrente dei renziani. Noi non vogliamo sostituire un gruppo di potere con un altro, noi abbiamo preso tutti questi voti per scardinare il sistema”. E qualcosa da dire ce l’ha anche per il sindacato. “In un paese civile – dice – non può bastare l’iscrizione al sindacato per fare carriera. Il sindacato deve cambiare con noi”.
“Il meglio deve ancora venire. Da domani ci divertiremo ancora di più”. Ha concluso così il suo discorso Matteo Renzi ricordando anche il grande Nelson Mandela.
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