Renzi segretario, FI: “Ora la legge elettorale”; NCD: “Avanti con le riforme”

Matteo Renzi (OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images)

Il giorno dopo la vittoria a mani basse di Matteo Renzi alle primarie aperte per la segreteria del Partito Democratico, arrivano le prime reazioni politiche, con commenti alterni tra coloro che chiedono al nuovo leader del maggior partito italiano di puntare a fare una nuova legge elettorale per poi andare alle urne e coloro che credono che il sindaco di Firenze dovrà perseguire la linea delle grandi intese, come già preannunciato in campagna elettorale, in particolare nel confronto televisivo trasmesso da SkyTg24 e Cielo.

A sottolineare la necessità di un rapido ritorno alle urne è in particolare Renato Brunetta, capogruppo Forza Italia alla Camera, che ai microfoni del canale allnews italiano ha dichiarato: “Se Grillo, Berlusconi e Renzi si mettono insieme, la legge elettorale si fa in una settimana. Renzi vuole il bipolarismo, come Berlusconi e come Grillo. Bipolarismo sarà”. Ha aggiunto l’ex ministro: “Questo parlamento non esiste più, non ha più il premio di maggioranza. Facciamo la legge e andiamo al voto il prima possibile”. Poi una frecciatina ad Alfano: “Ha esaurito qualsiasi ruolo, qualsiasi spinta propulsiva. Ora è Renzi che stacca la spina, Alfano è inutile”.

Di diverso avviso una nota del ministro Maurizio Lupi, che sottolinea: “Ha vinto Renzi che ora è il segretario. Da subito accettiamo la sfida. Basta chiacchiere, facciamo un patto di governo chiaro e concreto e una legge elettorale bipolare”. D’accordo dunque il Nuovo Centrodestra nel portare avanti il bipolarismo e nel rilanciare il patto di governo, purché vengano mantenute le priorità indicate nella loro convention: Camera unica, elezione diretta del premier, no agli estremismi, taglio della spesa pubblica, riduzione delle tasse sul lavoro. “Queste sono le richieste del popolo del Nuovo Centrodestra e queste saranno, continueranno a essere, le nostre battaglie per il contratto di governo”, ha concluso Lupi.

Intanto, dal Movimento 5 Stelle arrivano critiche soprattutto al dato sull’affluenza, per certi versi superiore alle aspettative, visto il rischio evidenziato che fossero meno di due milioni di votanti. Donatella Agostinelli, deputata marchigiana, non usa mezzi termini, bollando come “pecoroni” gli elettori delle primarie Pd, mentre il senatore Sergio Puglia va oltre, parlando di “melma putrida che dobbiamo buttare”. Il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, invece, lancia la sfida a Renzi: “Se entro venerdì verrà apporvata la nostra proposta M5S di dimezzamento delle indennità dei parlamentari (è ferma alla Camera da 8 mesi), se nelle prossime settimane saranno dirottati i 50 miliardi degli F-35 verso la detassazione fiscale e verrà votata la sfiducia al governo Letta, allora la frase ‘basta inciuci, subito tagli a costi politica’ non sarà stata l’ennesima presa per i fondelli”.

Redazione online