
Aula quasi deserta alla seduta plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo dove questa mattina, una decina di europarlamentari hanno partecipato all’intervento del presidente della Banca Centrale Europea (Bce) Mario Draghi alla presenza del vicepresidente della Commissione Olli Rehn, sulla relazione del rapporto 2012 della Bce.
UNIONE BANCARIA NON SUFFICIENTE– Draghi ha sostenuto che l’unione bancaria non è sufficiente e che necessita delle riforme tra cui quelle mirate al consolidamento fiscale e all’implementazione di riforme strutturali: “L’Unione bancaria non è una panacea, per eliminare la frammentazione finanziaria è necessaria ma non sufficiente a rompere il legame tra debiti sovrani e banche ma le condizioni di prestito ugualitarie si ristabiliscono solo se proseguono anche riforme e consolidamento. I tassi, che abbiamo portato al loro livello storicamente più basso, resteranno bassi per un lungo periodo”.
“Abbiamo ridotto i nostri tassi di interesse a livelli storicamente bassi e per chiarire l’orientamento della nostra politica monetaria futura abbiamo introdotto delle linee guida future. Abbiamo detto che ci aspettiamo che i tassi di interesse chiave rimangano al livello attuale o inferiore per un lungo periodo di tempo. Abbiamo ridotto due dei tassi di interesse chiave con la diminuzione della pressione dei prezzi e abbiamo anticipato la debolezza dell’inflazione. Mantenendo queste anticipazioni confermiamo anche le nostre linee guida nella loro formulazione originale”.
“Le misure prese (in particolare sui tassi di interesse) hanno affrontato le distorsioni, alleviato pressione sui finanziamenti delle aziende non finanziarie, aiutato le piccole e medie imprese”, ha detto Draghi che ha poi sottolineato che “la supervisione unica Bce è il cambiamento più significativo in Europa sin dalla nascita dell’euro, confido che le altre componenti dell’unione bancaria siano approvate entro la fine della legislatura del Parlamento Ue”, ovvero entro il mese di aprile quando si svolgerà l’ultima plenaria.
“I tassi per i prestiti alle famiglie e alle società non finanziarie sono calati a livello della zona euro, le nostre misure non standard hanno aiutato anche le pmi”, ha aggiunto Draghi.
ACCORDO– Rispetto all’accordo raggiunto ieri sul meccanismo unico di risoluzione, Draghi si è detto soddisfatto pur sostenendo che “un rapido accordo sul meccanismo è di fondamentale importanza. E sono fiducioso che adotterete queste norme entro la fine della legislatura. Avremo un insieme di regole più forte e nuovi strumenti per la risoluzione delle istituzioni finanziarie, con uno schema di garanzia dei depositi più solido”.
L’accordo raggiunto dal Parlamento e dal Consiglio Ue, come riporta il sole24ore, riguarda un pacchetto di regole con le quali gestire le future ristrutturazioni bancarie, prevedendo il contributo degli azionisti e degli obbligazionisti con l’obiettivo di evitare di pesare sui contribuenti in occasione di salvataggi bancari.
I depositi fino a 100mila euro saranno comunque preservati mentre l’accordo prevede che azionisti e obbligazionisti siano chiamati a contribuire alla ristrutturazione tutte le volte in cui è stato perso fino all’8% degli attivi. Oltre a questo livello, ci si potrà rivolgere al futuro fondo di risoluzione per un ammontare fino al 5% degli attivi della banca. L’intesa, che entrerà in vigore nel 2016, deve ora essere confermata dai governi.
Dal canto suo Rehn, ha sostenuto che il vertice della prossima settima “non sarà abbastanza audace, non abbastanza concreto”, quando invece “dovrebbe accelerare il ritmo per aumentare il credito alle Pmi e aiutare la crescita”. Lo ha detto Olli Rehn lanciando l’appello “agli stati membri ad essere più audaci e coraggiosi per rispondere alle esigenze creditizie delle Pmi”.
OCCUPAZIONE– In merito all’occupazione Draghi ha anche parlato del Bollettino di dicembre della Bce: “In prospettiva, ci si aspetta che il tasso di disoccupazione nell’area dell’euro si riduca gradualmente, sebbene con un ritmo molto moderato”.
In linea con il calo dell’occupazione, il tasso di disoccupazione nell’area dell’euro, rileva la Bce, “è aumentato in maniera costante, raggiungendo in settembre un massimo storico del 12,2% dall’inizio della serie nel 1995. Nondimeno, dati più recenti segnalano una flessione del tasso di disoccupazione al 12,1% in ottobre. Mentre il dato riguardante la popolazione di età superiore ai 25 anni si starebbe stabilizzando, la disoccupazione giovanile resta in aumento. La variazione sul periodo corrispondente del tasso di disoccupazione complessivo risulta in calo dalla metà del 2012, a indicare che il ritmo di deterioramento va diminuendo e che è in corso una stabilizzazione”.
PIL AREA EURO – “In prospettiva, nel 2014 e nel 2015 il pil dovrebbe registrare un lento recupero, in particolare per effetto di un certo miglioramento della domanda interna sostenuto dall’orientamento accomodante della politica monetaria.”
Secondo la Bce l’atività economica “dovrebbe essere altresì favorita da un progressivo rafforzamento della domanda di esportazioni. Inoltre, i miglioramenti complessivi osservati nei mercati finanziari dallo scorso anno si stanno tramettendo all’economia reale, al pari dei progressi realizzati nel risanamento dei conti pubblici. A ciò si aggiunge che i redditi reali hanno recentemente beneficiato della minore inflazione relativa alla componente energetici”. Tuttavia, sottolinea la Bce “la disoccupazione resta elevata nell’area dell’euro e i necessari aggiustamenti di bilancio nei settori pubblico e privato continueranno a pesare sull’economia”.
Gli esperti della Bce prevedono che il Pil dell’Eurozona si contragga dello 0,4% nel 2013 per poi espandersi dell’1,1% nel 2014 e dell’1,5% nel 2015. Il tasso di inflazione è visto all’1,4% nel 2013, all’1,1% nel 2014 e all’1,3% nel 2015.
Per cui, la Banca centrale europea manterrà il tasso di riferimento allo 0,25% o a livelli inferiori “finché sarà necessario” e “seguiterà a sostenere la graduale ripresa dell’area dell’euro” si legge nel bollettino mensile della Bce.
“Siamo consapevoli dei rischi legati alla bassa inflazione e siamo pronti ad agire”, ha detto Draghi.
ITALIA– Nel bollettino della Bce, si sottolinea che il rapporto deficit/Pil dell’Italia,
è atteso al 3% nel 2013 contro l’obiettivo del 2,9% e al 2,5% nel 2014 E contro l’1,8% del programma di stabilità. Una situazione che secondo la Bce si deve “principalmente a un peggioramento delle condizioni economiche”.
Un risanamento strutturale “inferiore allo sforzo richiesto” per cui l’Italia è a rischio inosservanza dei parametri Ue. La bce sostiene che servirebbe un’ulteriore correzione pari allo 0,4% del Pil, di 6,4 miliardi.
ECOFIN– La prossima settimana è prevista per il 18 dicembre una nuova riunione dell’Ecofin nell’ambito della quale i ministri delle Finanze dovranno trovare un compromesso da presentare al vertice dei capi di Stato e di Governo del 19 e 20 dicembre: come sottolinea il sole24ore, tra i nodi da sciogliere vi saranno la gestione del periodo transitorio (chi paga se fallisce una banca prima dell’entrata a regime del fondo?) e il meccanismo decisionale se spetta alla Commissione o al Consiglio Ecofin.
In tal senso, durante la plenaria, Olli Rehn ha sollecitato Draghi “a convincere il consiglio direttivo” della Bce “a definire un meccanismo di accesso al credito”, riferendosi al programma inglese funding for lending, che prevede rifinanziamenti della Banca d’Inghilterra alle banche sulla base dei loro prestiti alle imprese.
Redazione