
E’ stata ancora una giornata di tensioni ieri in Italia dove in molte città e regioni la protesta dei Forconi ha proseguito tutta la giornata con blocchi stradali, cortei e presidi. Ma in molte città si sono svolte anche altre manifestazioni e contestazioni tra cui a Roma, dove un gruppo di studenti hanno protestato contro i Capi di Governo all’Univeristà La Sapienza.
Ieri il Ministro dell’Interno Angelino Alfano ha informato la Camera sulla situazione sottolineando che nel corso delle proteste iniziate il 9 dicembre sono state arrestate “cinque persone, mentre altre 55 risultano denunciate per vari reati, tra i quali saccheggio e interruzione di pubblico servizio”.
Oggi si attende il quinto e ultimo giorno di protesta: ma per la prossima settimana è atteso un corteo nazionale a Roma che già desta le preoccupazioni del Sindaco capitolino, Ignazio Marino che pur condividenzo la manifestazione teme infiltrazioni violente.
Oggi prosegue il presidio dei Forconi a Roma in piazzale dei Partigiani e gli organizzatori rassicurano che “la rivoluzione per noi sarà vinta con le mani in tasca. Non cerchiamo tafferugli perchè i nostri nemici non sono i poliziotti o i negozianti”.
A Ventimiglia i manifestanti hanno impedito ai mezzi di raggiungere la Francia e il Piemonte per tutta la giornata di ieri. Nel pomeriggio il gruppo dei manifestanti si è poi spostato e ha montato due tende all’accesso del ponte sul fiume Roja, che porta in Francia.
Il presidio è stato sgomberato senza l’impiego della forza questa notte verso le 4h mentre è stato anche allontanato un secondo gruppo di manifestanti che ha tentato di formare un blocco sulla statale 20 del col di Tenda a Roverino.
Per oggi è attesa invece in piazza Eroi a Sanremo, una manifestazione di studenti delle scuole superiori alla quale dovrebbero partecipare almeno 300 giovani.
Ma la protesta dei forconi si è fatta sentire ieri anhe in Sicilia, dove davanti alla sede di “Riscossione Sicilia”, a Palermo, centinaia di persone hanno sventolato mutande sotto al “siamo rimasti in mutande, prendetevi anche queste”.
Oggi, il movimento tornerà in piazza davanti alla sede dell’agenzia di riscossione dei tributi perché, sostengono i manifestanti, le sue cartelle stanno portando al fallimento migliaia di aziende e di famiglia.
Anche a Torino si sono riscontrati momenti di tensione quando un gruppo di dimostranti presso l’interporto di Orbassano, ha iniziato a muoversi dal piazzale con l’intento di andare ad occupare la tangenziale.
Sempre ieri, il sindaco di Torino, Piero Fassino, insieme ai consiglieri comunali Michele Paolino, Marta Levi e Marco Grimaldi, ha incontrato una delegazione di studenti che nei giorni scorsi hanno preso parte alle manifestazioni.
I presidi hanno anche coinvolto le autostrade: blocco parziale dell’A4, nel tratto compreso tra l’area di servizio di Fratta e Villesse, in direzione Trieste.
Mentre a Mestre, in Veneto, i Forconi si erano radunati ieri alla sede locale di Equitalia, e hanno rallentato il traffico sulla tangenziale verso Venezia.
In Puglia, la procura della Repubblica di Trani ha aperto un’inchiesta sugli episodi di disordine dei giorni scorsi durante le proteste dei forconi nel nord della provincia di Bari, tra cui il blocco di strade e binari ferroviari e le azioni di violenza che hanno costretto alcuni commercianti ad abbassare le saracinesche dei negozi.
Il prefetto di Torino, Paola Basilone, 56 anni,in un’intervista rilasciata alla Stampa racconta di aver voluto dimettersi ieri: “Mi sono dimessa stamattina, telefonicamente, anche perché non c’era il tempo di fare in altro modo. Le mie dimissioni sono state respinte”. Il prefetto racconta il suo sconcerto di fronte alla massiccia manifestazione che ha interessato la città sottolineando di associarsi a coloro che hanno condannato le violenze dei manifestanti: “Mi associo a questa indignazione, ai cortei hanno partecipato anche brutti personaggi. Detto questo, però, dobbiamo anche fare un ragionamento. Non possiamo essere considerati incivili perché abbiamo consentito che una città sia finita sotto assedio, perché non è stato così. La civiltà consiste nel consentire la libertà di manifestazione. Proviamo a guardare la situazione in un altro modo: subendo i disagi, ogni cittadino ha assorbito parte degli effetti della protesta. Anche se questo non è un risultato auspicabile nè condivisibile”, dichiara il prefetto che tuttavia afferma “che c’è stata una interpretazione non corretta di questi segnali. Lunedì, ci siamo trovati davanti a una manifestazione formata da gruppi eterogenei. Sono passati dai tentativi di occupare le stazioni agli attacchi alle sedi istituzionali, Comune e Regione in particolare, passando per blocchi estemporanei a macchia di leopardo, fatti anche da piccolissimi gruppi che attaccavano e sparivano in pochi minuti. E tutto questo avveniva in città, ma anche in provincia, con incursioni su statali, autostrade e tangenziali. Con le forze a disposizione, era impossibile controllare la situazione”.
Sul fatto di aver imiegato tardivamente la forza, il prefetto sostiene che con i numeri non sufficienti di agenti, il sistema di sicurezza non era in grado di fronteggiare la situazione: “Quando sono arrivati altri 500 uomini la questione è cambiata. E poi, mi dica: che cosa sarebbe accaduto se avessimo caricato in mezzo alla gente, il primo giorno? Non avremmo innescato un’escalation peggiore? L’ordine pubblico non è una scienza esatta”.
Redazione
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