New York: diplomatico attivo per i diritti delle donne pagava la sua baby-sitter 3 dollari l’ora

Baby-sitter a New York (Chris Hondros/Getty Images)

Succede, a volte, che l’attivismo o la propaganda politica non siano confermate da una condotta di vita personale integerrima. Questo fenomeno, noto in gergo popolare, come “predicar bene e razzolar male”, è moneta corrente perché, si sa, la coerenza non è un principio di semplice attuazione.

Un esempio di scarsa o, per meglio dire, inesistente aderenza tra teoria e prassi è quello proposto oggi dal Washington Times sullo scandalo emerso in merito al comportamento di un diplomatico indiano impiegato presso il consolato di Nuova Delhi a New York. L’uomo si è reso celebre all’interno del suo ambiente per essere un convinto sostenitore e difensore dell’autodeterminazione femminile. Attivista nel capo dei diritti delle donne, il trentanovenne Devyani Khobragad, ricopre addirittura la carica di consulente per la questione femminile all’interno del consolato, ma è stato ritenuto responsabile dal Dipartimento di Stato statunitense per non aver corrisposto la giusta remunerazione alla sua bambinaia.

La donna che accudiva il bambino di Khobragad si trovava a percepire 3,31 dollari l’ora, con uno stipendio mensile di 573 dollari complessivi. Considerato che la legge americana non ammette una retribuzione così bassa, l’uomo aveva dichiarato al fisco di pagare la donna 4.500 dollari al mese.

Il risultato, dopo che le autorità hanno scoperto la truffa, è una denuncia per dichiarazione di falso e un provvedimento per frode.

 

Nicoletta Mandolini