
Proseguono le proteste in Thailandia dove, dopo l’annuncio delle elezioni anticipate e lo scioglimento del Parlamento pronunciato dal premier Yingluck Shinawatra lo scorso 8 dicembre, i manifestanti antigovernativi hanno assediato anche la sede del Governo staccando al palazzo la fornitura di elettricità lo scorso 12 dicembre quando è stato incriminato di omicidio per la repressione delle manifestazioni del 2010, l’ex primo ministro thailandese Abhisit Vejjajiva, ora leader del principale partito d’opposizione.
“Lo abbiamo posto sotto accusa”, ha spiegato Nanthasak Poonsuk, portavoce della Procura ricordando la repressione delle manifestazioni del 2010 che causò circa 90 morti e 1.900 feriti.
Secondo l’opposizione, il vero obbiettivo sarebbe Suthep Thaugsuban, leader dell’opposizione che ha promosso la sollevazione popolare e che oggi incontrerà il capo delle forze militari nella a Bangkok.
L’accusa nei confronti di Vejjajiva per l’opposizione sarebbe solo un gioco di potere, intrapreso dal governo che ha tollerato l’occupazione temporanea da parte dell’opposizione al palazzo del Governo. Le forze di sicurezza in quel caso non sono intervenute.
Ma nella stessa giornata è stato anche condannato a 13 anni di carcere un attivista delle “camicie rosse” fedeli all’ex premier Thaksin Shinawatra – Kittiyon Yaemsamai, 50 anni – è stato condannato a 13 anni di reclusione – poi dimezzati per aver confessato – con l’accusa di lesa maestà, a causa di due messaggi ritenuti offensivi della famiglia reale postati su Internet lo scorso agosto.
Una situazione che suscita le preoccupazioni internazionali, in ultimo quella dell’Italia che attraverso il Ministero degli Esteri ha reso not di seguire “con preoccupazione gli ultimi sviluppi del quadro politico in Thailandia, Paese partner e tradizionalmente amico”.
La Farnesina ha rivolto “un appello ai partiti politici thailandesi, affinché possano superare le attuali tensioni in modo pacifico e coerente con il normale contesto istituzionale, e compatibilmente con i principi democratici e lo Stato di diritto”.
Redazione
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