Consiglio Esteri Ue: spunta l’ipotesi di un porto italiano come scalo per armi chimiche siriane

Presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy accolgie il primo minitro del Lussemburgo Xavier Bettel (Getty images)

A margine del Consiglio degli esteri che si svolge a Bruxelles, secondo alcune indiscrezioni trapelate da alcuni fonti europee, un porto italiano “non militare” sarà con tutte probabilità usato per il trasbordo delle componenti delle armi chimiche più pericolose dell’arsenale siriano.

Tra i temi all’ordine del giorno del Consiglio Affari Esteri, l’Iran, Siria e Libano, il partenariato Orientale, tra cui i rapporti tra Unione europea e Russia, Repubblica Centrafricana, Balcani occidentali e Birmania, ma anche la questione dell’Ucraina e del congelamento dell’accordo di associazione e di libero scambio. Infatti, stando a quanto si apprende da un tweet del Commissario per l’allargamento, Stefan Fule al momento gli accordi “sono stati sospesi, non abbiano ricevuto risposta da Kiev”.

Alla riunione partecipa anche il Ministro degli esteri italiano Emma Bonino che ha raccolto le congratulazioni da parte degli altri ministri per aver avanzato la disponibilità dell’Italia.

Tuttavia, come riporta l’Ansa, i tempi del piano sarebbero in ritardo sulla tabella di marcia. Il piano di smantellamento dell’arsenale chimico in Siria, messo a punto dalla Russia, Usa e l’Opac, prevede che le componenti dei gas vengano trasportate al porto siriano di Latakia. Da qui devono essere caricate a bordo di navi danesi e norvegesi che le trasporteranno al porto italiano, dove dovranno essere trasferite a bordo della nave statunitense Cape Ray attrezzata con speciali apparati mobili per lo smaltimento. Le scorie del processo saranno poi trattate negli impianti delle aziende civili che hanno messo a disposizione dell’Opac le loro capacità industriali.

In merito alla questione Medio Oriente, si apprende che l’Unione europea è pronta ad offrire un “pacchetto senza precedenti” di aiuti politici, economici e di sostegno se Israele e Palestina arrivassero ad un accordo di pace sulla base della soluzione dei due stati.
Nell’offerta che sarebbe una “partnership speciale privilegiata” che tra le altre cose aprirebbe ad entrambi i paesi “un maggiore accesso” ai mercati europei. L’offerta è contenuta nelle conclusioni del Consiglio esteri in corso oggi a Bruxelles.
Tuttavia i ministri Ue hanno messo in “guardia contro le azioni che possono minare i negoziati” e “al proposito, deplorano la continua espansione degli insediamenti di Israele” e esprimono “grave preoccupazione per l’incitamento e le violenze nei territori occupati, la demolizione di case ed il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza”. E’ poi espressa anche “seria preoccupazione” per le azioni che possono “minare lo status quo nei luoghi santi, compresa Gerusalemme”.

Sulla questione dei Balcani, come riporta l’Ansa, l’Italia e altri sette Stati membri hanno inviato una lettera inviata alla presidenza di turno lituana dell’Ue e al capo della diplomazia europea, Catherine Ashton affinché il Consiglio Ue conceda all’Albania lo status di Paese candidato all’adesione.
Nell’appello sottoscritto dai ministri degli Esteri di Italia, Austria, Ungheria, Bulgaria, Croazia, Slovenia, Estonia e Irlanda viene evidenziato che l’Albania ha soddisfatto “tutte le condizioni richieste dall’Unione europea”.

Redazione