Draghi: l’euro è una buona moneta, i populisti sbagliano

Mario Draghi (Getty Images)

Mario Draghi, presidente in carica della Bce, si presta su “Le Journal de Dimanche” alle domande di Bruna Basini, riprese oggi da Repubblica.
L’economista italiano affronta temi importanti per il futuro della moneta unica e fa il punto su quali soluzioni si possano adottare per far fronte ai problemi dell’economia e della finanza europea.
A chi gli chiede conto dei dati sulle esportazioni della Germania, che secondo alcuni dovrebbe condividere i buoni frutti con il resto dell’Europa, Draghi spiega che questi importanti risultati non sono casuali: “(La Germania,ndr) Va meglio dei suoi vicini perché si è dotata dei mezzi più competitivi grazie a riforme strutturali coraggiose. Dagli inizi del 2000 il paese ha riformato completamente il proprio mercato del lavoro, e, ad oggi, questo potrebbe essere preso a modello da molti stati della comunità.”

Cerca poi di dare risposte in merito a quanto fatto dall’Ue sulla stretta creditizia per le aziende: “Due anni fa abbiamo concesso mille miliardi di euro sotto forma di prestiti a tre anni, che in parte sono già stati restituiti. In seguito abbiamo ridotto più volte il nostro tasso di interesse di riferimento. Le banche hanno la possibilità di rifinanziare presso la Bce i prestiti che concedono alle imprese. Tutto ciò è servito a dare loro ossigeno”.

L’intervista, tuttavia, ruota tutta attorno al tema degli ideali populisti ed anti-euro che sempre più si diffondono e che ben presto probabilmente avranno anche una folta rappresentanza nel parlamento europeo. Draghi non si mostra più di tanto preoccupato e a queste correnti di pensiero si rivolge così: “Dico loro che l’euro è il presupposto stesso del nostro futuro. L’euro è una buona moneta, che assolve in tutto e per tutto al proprio ruolo, ma soffre per il fatto che la nostra unione monetaria è incompleta e imperfetta. Dobbiamo portare a termine questa unione monetaria se vogliamo ritrovare fino in fondo e in modo duraturo la stabilità e la prosperità del nostro continente. Dobbiamo quindi procedere in un primo tempo lavorando sull’unione bancaria, e ultimare i programmi di riforma e di riduzione del deficit. La tesi populista di chi pensa che uscendo dall’euro un’economia nazionale si avvantaggerebbe immediatamente con una svalutazione competitiva come ai vecchi tempi non regge alla prova dei fatti. Se tutti cercheranno di svalutare la propria moneta, nessuno se ne avvantaggerà. Infine, la strada verso la prosperità passa sempre attraverso le riforme e la ricerca della produttività e dell’innovazione“.

Redazione