
Sono passati due mesi e poco più dalla tragedia di Lampedusa che nell’ottobre scorso ha scavato le coscienze di un intero paese e imposto all’opinione pubblica una presa di posizione sulla questione migratoria. Ma la strage di 366 persone tra le acque azzurrine della bella isola del sud Italia sembrerebbe non essere mai avvenuta se si considera il trattamento riservato ai migranti reclusi all’interno del centro di soccorso e prima accoglienza lampedusano. A rendere note le pratiche attuate nei confronti degli ospiti del centro in cui si dovrebbe provvedere alla cura di coloro che, stremati da un lungo e pericoloso viaggio in mare, approdano all’estrema sponda meridionale d’Europa, un servizio girato da operatori del Tg2 che mostra le immagini sconcertanti di una disinfestazione condotta nei confronti dei migranti.
Nel video si vedono chiaramente uomini spogliati di tutti i loro abiti e sottoposti al getto di un idrante che dovrebbe debellare una malattia, la scabbia, che nessuno dei migranti presenti nel centro in quel momento aveva dimostrato di avere. Presunti malati non sulla base di accertamenti medici, ma in virtù di un procedimento pregiudiziale, gli uomini e le donne “accolti” a Lampedusa vengono, nel servizio, considerati alla stregua di animali, denudati di fronte al personale del centro e al cospetto dei loro compagni, esposti al freddo del malandato cortile dello stabile che li ospita.
“Le persone che arrivano non sanno niente. Penseranno: ‘Questa è l’Italia’”, dice uno dei migranti intervistati dal giornalista Cataldo di Rai2. E proprio di queste pratiche, forse, le istituzioni dovranno dare spiegazione qualora verrà illustrato il meccanismo di accoglienza che il nostro paese mette a disposizione di profughi, rifugiati politici, vittime della povertà dei paesi del cosiddetto Terzo Mondo.
Nicoletta Mandolini