
Un’altra tragedia si è consumata nelle scorse ore nelle carceri italiane, ma stavolta i protagonisti non sono detenuti in attesa di giudizio che scelgono di suicidarsi, bensì guardie carcerarie, arrivate allo stremo anche a causa di quello che Donato Capece, del sindacato di polizia penitenziaria Sappe, ha definito – commentando l’episodio – “stress legato al carico di lavoro”. A causa di un equivoco, infatti, un agente di custodia ha ucciso un suo superiore, per poi decidere di togliersi la vita: è avvenuto nel penitenziario Le Vallette di Torino.
L’episodio è avvenuto proprio nell’immediata vigilia di un attesissimo Consiglio dei Ministri, in corso in questo momento, in cui si discuterà di riforma carceraria, scegliendo di prendere una serie di provvedimenti che dovrebbero far fronte al sovraffollamento dei penitenziari, “liberando” 3mila posti occupati in particolare da detenuti tossicodipendenti. Secondo la ricostruzione del tragico evento, Giuseppe Capitano, di 47 anni, sposato e padre di due figli, responsabile della sicurezza delle mura esterne, ha sparato contro l’ispettore Giampaolo Melis, di 52, responsabile degli atti giudiziari, per poi puntare la pistola contro se stesso e uccidersi. All’origine della tragedia, un supposto provvedimento disciplinare messo in atto nei confronti dell’agente di custodia.
Sgomento il direttore del carcere delle Vallette, Giuseppe Forte: “Siamo tutti sconvolti. Questa tragedia per noi è familiare perché qui si passa gran parte della giornata”. Hanno invece indetto immediatamente lo stato di agitazione i sindacati di polizia penitenziaria. Ha evidenziato il segretario generale dell’Osapp Leo Beneduci: “Sono mesi e mesi che come sindacato denunciamo le violenze, le precarie condizioni igieniche e le gravi tensioni tra il personale nella casa circondariale ‘Lorusso Cutugno’ di Torino, ma tutto è stato inutile fino alle morti odierne”.
L’esponente dei sindacati di polizia penitenziaria individua responsabilità precise dietro la tragedia: “Adesso diranno che certe cose accadono per fatti personali, ma non è così, perché la principale responsabilità del disastro penitenziario è di un’amministrazione del tutto inutile, gestita da un vertice altrettanto inutile che fa capo ad un ministro che, mentre i poliziotti penitenziari stavano protestando ieri a Milano, si è rifiutata di incontrarli sostenendo che i ‘suoi’ sindacati li incontra a Roma”.
Redazione online