
Al termine di un’inchiesta condotta dalla polizia finanziaria su un giro di corruzione e frodi fiscali, ieri, è stata effettuata una vera e propria retata anticorruzione in Turchia, nell’ambito della quale, stando a quanto riporta il quotidiano turco Hurriyet online , sono state arrestate ben 52 persone, tra le quali i figli di tre ministri, imprenditori e alti funzionari, mentre cinque dirigenti della polizia di Istanbul sono stati rimossi.
Tra gli arrestati si contano Baris Guler, Salih Kagan Caglayan e Oguz Bayraktar, figli dei ministri degli interni Muammer Guler, dell’Economia Zafer Caglayan e dell’Ambiente e della Pianificazione Urbana Erdogan Bayraktar, ma anche il sindaco di Fatih, ad Istanbul, Mustafa Demir, gli imprenditori edilizi Ali Agaoglu e Ruiza Sarraf, il direttore generale della banca pubblica Halkbank Suleyman Aslan.
Nelle operazioni sono stati fermati anche quattro collaboratori dei ministri Bayraktar e Caglayan, mentre il governo avrebbe anche ordinato la cessazione dalle funzioni dei capi dei dipartimenti della criminalità finanziaria, anti-contrabbando, del crimine organizzato, dell’ anti-terrorismo e della sicurezza pubblica.
Le indagini sono partite da una serie di brogli riguardo a delle gare d’appalto statali e accuse di corruzione. Secondo le indiscrezioni, gli imputati sarebbero stati fermati per aver prodotto documenti falsi, trasferito illegalmente denaro su conti esteri, concussione e corruzione di dirigenti ministeriali per costruire in aeree vietate. I tre pubblici ministeri che hanno svolto le indagini non hanno informato la procura di Istanbul dell’operazione e non hanno inserito i dati nei database della magistratura. Il primo ministro Erdogan ha evitato di rilasciare commenti, sostenendo che “non sarebbe giusto per me parlare prima della conclusione del processo”.
Una situazione che gli osservatori ritengono difficile per il premier turco Tayyip Erdogan e per il suo partito. Infatti, come riporta l’Ansa, l’operazione sarebbe uno scontro aperto tra i sostenitori del leader musulmano Fetullah Gulen e il premier Erdogan in vista delle amministrative di marzo.
Ma anche il principale partito di opposizione, il partito socialdemoratico Chp, ha chiesto le dimissioni del premier e che Erdogan riferisca in parlamento.
Il premier ha replicato sostenendo la tesi del complotto mentre all’interno dell’Akp, due deputati, fra cui l’ex-calciatore dell’Inter Hakan Suku, si sono dimessi dal partito per divergenze con Erdogan.
Redazione