Lavoro, si accende la discussione nel Partito Democratico

Il logo del Partito Democratico (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

Si fa sempre più intensa la discussione all’interno del Partito Democratico sulla questione lavoro, dopo la proposta avanzata dai consiglieri economici di Matteo Renzi sull’art.18 e la stessa presa di posizione del segretario, che ieri alla presentazione del nuovo libro di Bruno Vespa ha sottolineato: “Parliamo di articolo 18, ma dopo che ci siamo messi d’accordo su come semplificare, sui temi dell’energia e dei centri dell’impiego. Non ho trovato un imprenditore che mi dicesse di abrogare l’articolo 18. C’è bisogno di semplificare le regole e di aiutare chi perde il lavoro. Proporremo un sussidio per tutti quelli che perdono il lavoro, offrendo insieme la possibilità di fare formazione”.

In due interviste al quotidiano ‘L’Unità’, contribuiscono oggi a questo dibattito il neoresponsabile welfare e scuola, Davide Faraone, e il ‘giovane turco’ Matteo Orfini. Ha spiegato il primo: “Quando mio padre cercò lavoro gli si presentarono tre possibilità: Enel, Poste o Ferrovie. Mia mamma con la licenza media fu assunta al Catasto. Hanno lavorato per tutta la vita lì. Poi sono andati in pensione col sistema retributivo. Oggi per un giovane questa è fantascienza. Davanti ha solo due prospettive: o finire fra i milioni di disoccupati o trovare un posto precario. Senza garanzie e senza tutele. E domani quando andrà in pensione col sistema contributivo non avrà di che vivere”.

“Concentrarsi sull`articolo 18 è sbagliato, fuorviante”, ha aggiunto Faraone, spiegando: “La realtà è oggi che milioni di italiani o sono senza un lavoro o non godono di alcuna rete sociale. Manca qualsiasi diritto e protezione. Si entra tardi nel mondo del lavoro col rischio di uscirne anziani senza avere neppure una pensione”. Secondo Faraone, “ogni grammo di precarietà deve corrispondere un grammo in più di protezione sociale. Noi stiamo proponendo soluzioni di sinistra perché oggi il welfare è diseguale, ingiusto. È di destra e la sinistra non può continuare a chiudere gli occhi di fronte a tali disuguaglianze”.

Il renziano lancia poi la sfida al rinnovamento anche alla Cgil: “Dobbiamo liberarci dalle preclusioni ideologiche. Vengo dai Ds, mio padre era un dirigente della Cgil, ma oggi il problema della rappresentanza l`hanno i partiti, ma anche i sindacati. C`è un vuoto soprattutto fra i giovani. E se non lo occupiamo noi forze democratiche, sindacati compresi, lo occuperanno altre forze non democratiche. I sindacati e la Cgil devono cambiare, aprirsi come ha fatto il Pd con le primarie”.

Da parte sua, Orfini si dice favorevole in linea di massima a quanto affermato da Renzi, rispetto all’apertura di “una discussione ampia e trasparente sulle nuove proposte del Pd in tema di lavoro”, evidenziando anche quelle che sono le prerogative di questa sfida: “la costruzione di un sistema di garanzie e tutele per il vasto mondo del precariato e una riforma radicale del sistema di welfare in senso universale”. Il ‘giovane turco’ però sostiene che “l`estensione di tutele e garanzie nel mondo del lavoro non può essere raggiunta con una sorta di baratto tra chi è protetto e chi no”.

Orfini critica poi la responsabile lavoro del Pd, Marianna Madia, che avrebbe avvalorato “l`idea mai dimostrata – e indimostrabile perché falsa – che gli imprenditori italiani non assumono a causa delle difficoltà che incontrerebbero poi a licenziare”. Secondo l’esponente democratico, “il problema vero è che il lavoro non c`è. E senza commesse nessun imprenditore assumerà mai, per quanti incentivi gli si possano dare”. La risposta della politica dunque deve essere una: “dovrebbe tornare a predisporre investimenti pubblici e politiche industriali, specialmente nei settori della cultura, dell`innovazione, della ricerca e della messa in sicurezza del territorio per spingere la crescita”. Orfini ha infine bollato l’idea delle primarie per il sindacato come “una sciocchezza”.

Redazione online