
Prosegue la discussione al Senato sul cosiddetto decreto ‘Salva-Roma’, messo a punto dal governo per porre un argine al gigantesco buco di bilancio della capitale. Ieri una delle polemiche più aspre rispetto al tanto discusso decreto era stata determinata dall’approvazione di un emendamento sul gioco d’azzardo presentato dal Nuovo Centrodestra e che riguarda tagli nei trasferimenti di risorse a comuni o regioni che emanano norme restrittive contro il gioco d’azzardo, diminuendo così le entrate dell’erario. Rispetto all’emendamento, il Movimento 5 Stelle si era espresso sostenendo che si è “di fronte a un provvedimento da Stato cravattaro”. Contrari anche quattro senatori Pd, tra cui Laura Puppato.
Oggi, invece, sono passati due provvedimenti in cui la maggioranza di governo si è espressa in ordine sparso. Il primo, a firma Lanzillotta-Ichino, blocca l’ aumento dell’addizionale Irpef del Comune di Roma dall’attuale 0,9% all’1,2%. A favore hanno votato 131 senatori di M5S, Ncd, Scelta Civica, Per l’Italia e Forza Italia, contrari in 127, di Partito Democratico e Lega Nord. Passa invece, dopo le dure polemiche dei giorni scorsi, il provvedimento riguardante l’Acea, anche se con sostanziali modifiche rispetto alla struttura iniziale.
Ieri era stato bloccato un emendamento a prima firma di Linda Lanzillotta (Scelta Civica), passato in Commissione Bilancio a Palazzo Madama, che intendeva “estendere l’applicazione dei vincoli del patto di stabilità interno a tutte le società partecipate direttamente o indirettamente, nonché quelli in materia di assunzioni di personale e di acquisti di beni e servizi; dismettere ulteriori quote di società quotate in borsa limitandosi a mantenere la quota di controllo; operare una ricognizione dei fabbisogni di personale nelle società da esso partecipate prevedendo, per quelle in perdita, licenziamenti per motivi economici; liberalizzare il servizio di trasporto pubblico locale, raccolta dei rifiuti e spazzamento delle strade; mettere in liquidazione tutte le società partecipate che non abbiano come fine sociale prioritario attività di servizio pubblico”. Secondo gli analisti, le conseguenze sarebbero state enormi: sarebbe stata liberalizzata l’Atac, licenziati i dipendenti di partecipate in perdita e privatizzata l’Acea.
Principali oppositori del provvedimento, i parlamentari romani del Partito Democratico: “L’emendamento Svende-Roma a firma Lanzillotta è una follia, una vera e propria svendita del patrimonio aziendale romano con ricadute gravi sui servizi e sui livelli occupazionali cittadini. Chiediamo che si intervenga subito per correggere la norma, non è privatizzando e svendendo i servizi strategici della capitale che si rilancia lo sviluppo di Roma”. Contrari anche Sel e il sindaco Ignazio Marino.
Oggi, quel provvedimento è stato rivisto ed è passato con 142 sì, 100 no e 17 astenuti; due le novità sostanziali: l’Acea resta pubblica al 51% e vengono eliminati i riferimenti ai licenziamenti contenuti nel testo presentato ieri. Quest’ultimo passaggio è stato sostituito mettendo in evidenza “una ricognizione dei fabbisogni di personale nelle società partecipate prevedendo per quelle in perdita il necessario riequilibrio con l’utilizzo degli strumenti legislativi esistenti”.
Redazione online