
Il segretario dell’Onu Ban Ki Moon nell’ambito di una riunione che si è svolta ieri nella sede dell’organizzazione a New York, è intervenuto sulla situazione d’instabilità politica in Sud Sudan, chiedendo al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di incrementare il numero di peacekeeper nel Paese.
Secondo i dati riferiti da Ban Ki Moon, sono 45mila i civili del Sud Sudan che hanno cercato riparo nelle basi dell’Onu, mentre si contanto centinaia di morti e 62mila persone rimaste senza casa.
Nel paese sono presenti 7mila soldati e forze di polizia sotto bandiera Onu che intende inviare altri 5mila uomini.
“Tutti i Paesi hanno espresso il loro sostegno», ha detto l’ambasciatore Usa presso le Nazioni Unite, Samantha Power, dopo la riunione di ieri nella sede dell’Onu a New York. “Il Sud Sudan è in pericolo. Due anni e mezzo fa gli Usa sono stati vicino alla popolazione del Sud Sudan durante la nascita del Paese. Continuiamo a sostenerlo”, ha concluso Power.
Le violenze nel paese sono iniziate il 15 dicembre tra l’etnia Dinka contrapposta a quella dei Nuer, all’indomani di un sventato tentativo di colpo di stato che sarebbe stato condotto contro il presidente Salva Kiir di etnia Dinka che accusa il suo ex vicepresidente, Riek Machar di etnia Nuer.
Nei giorni scorsi Machar avrebbe smentito l’ipotesi di colpo di stato e ha dichiarato di essere pronto a negoziare con il presidente in cambio del rilascio dei detenuti politici attualmente in carcere.
Come riporta Rainews, i soldati sud sudanesi, fedeli al presidente Kiir, si sarebbero macchiati di pulizia etnica uccidendo e stuprando le donne casa per casa.
Intanto, il presidente Usa, Barack Obama, ha deciso l’invio di 150 marines per evacuare cittadini americani e garantire la sicurezza dell’ambasciata.
Redazione
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