Affetta da malattie genetiche sostiene sperimentazione animale e viene insultata su Facebook

staminali
Ricerca sulle staminali (Getty Images)

Con un post su Facebook, aveva detto di essere favorevole alla sperimentazione animale, affermando: “Ho 25 anni grazie alla vera ricerca, che include la sperimentazione animale. Senza la ricerca sarei morta a 9 anni. Mi avete regalato un futuro”. Per questo motivo, la 25enne Caterina Simonsen, studentessa di Veterinaria all’università di Bologna, vegetariana e con ben quattro malattie genetiche molto rare, è stata presa di mira da centinaia di insulti su Facebook.

La ragazza aveva aperto la pagina ‘A favore della sperimentazione animale’ su Facebook e proprio attraverso il popolare social network aveva spiegato di essere vegetariana e di voler divenire una veterinaria perché amante degli animali, ma di non potere nello stesso tempo dirsi contraria a sperimentazioni che di fatto le hanno salvato la vita; da qui gli insulti del popolo dei social network.

Ma lei ha spiegato: “Non capisco il perché di tanta cattiveria. Loro non sanno chi sia io, cosa faccia io, e probabilmente sono così ingenui da non sapere che tutti i farmaci che prendono, che danno ai loro figli e che danno ai loro animali sono stati testati sugli animali”. La giovane studentessa si è anche appellata a Partito animalista europeo, Lega antivivisezione (Lav) e Michela Vittoria Brambilla, invitandoli “a combattere contro l’utilizzo degli animali dove non è fondamentale per l’esistenza umana: la caccia, i macelli, gli allevamenti di pellicce”.

“Anziché fare tanto rumore mediatico, e ostacolare il lavoro dei ricercatori potreste raccogliere fondi e investire soldi per cercare un metodo alternativo valido agli esperimenti sugli animali” – prosegue l’appello di Caterina – “Una volta trovati questi metodi, per legge dovranno sostituire i test sugli animali. Vi chiedo di chiedere all’Aifa di mettere grande sulle confezioni dei farmaci che il medicinale è testato sugli animali a norma di legge, così che chi si cura possa fare una scelta consapevole”.

Già nelle scorse settimane la studentessa era stata al centro dell’attenzione per aver invitato le famiglie con malati nelle sue stesse condizioni a non affidarsi al metodo Stamina, ma – come aveva spiegato al portale ‘Giornalettismo’ – “di credere nella ricerca vera. E se non ci riescono che ci provino pure. Ma è uguale ad andare da qualche stregone o medicina alternativa, orientale non approvata. Hanno comunque la mia comprensione perché vedo anche i miei genitori disperati, li ho visti anche quando ero più piccola, sono andati da Padre Pio, da omeopati, da quelli che curano con i massaggi e con gli olii”. Aveva concluso la ragazza: “Vannoni può concedere il suo metodo alle case farmaceutiche o pubblicare i risultati. La scusa per cui ciò non avviene non sta in piedi. Telethon e Vannoni sono due cose diversissime”.

Redazione online