Grillo si scaglia contro Napolitano: “Ultimo Capodanno per lui, poi l’impeachment”

Beppe Grillo (Getty images)

E’ arrivato nel giorno di Natale, direttamente dal suo blog, l’ultimo, violento attacco di Grillo nei confronti di Giorgio Napolitano.

Dal comico genovese sono partiti gli auguri di un felice Natale per il Presidente della Repubblica, ma anche un monito: a gennaio,infatti, secondo quanto riferisce il leader del Movimento 5 Stelle, i “grillini” avanzeranno formale richiesta di impeachment per il Capo dello Stato, reo, secondo il loro parere, di aver tradito lo spirito repubblicano della Costituzione e di non aver interpretato degnamente il proprio ruolo in molte situazioni.

Grillo ha usato, come spesso fa, l’arma del sarcasmo e dell’ironia per rivolgere accuse di non poco conto a Napolitano, avvisandolo di quello che lo aspetta: “La tradizione vuole che a Capodanno (Re Giorgio, ndr) tenga un discorso alla Nazione, ma quest’anno forse sarà l’ultima volta, perchè a gennaio lo aspetta una richiesta di impeachment per la sua decadenza”. Il tono si fa ancor più provocatorio quando Grillo si lancia in una fiaba improvvisata che ha come protagonista proprio il Capo dello Stato: “Oggi è Natale, tempo di favole: c’era una volta..un re, direte voi. No, c’era una volta un Presidente della Repubblica, poichè in quel Paese la monarchia non esisteva da tempo. Era un uomo molto anziano con le fattezze di un re scomparso. Il suo portamento, nonostante l’incedere dell’età, era regale, altero. Pur non essendo un re, regnava come un re. Viveva in una reggia che superava per sfarzo i palazzi dei reali d’Europa. Come un regnante nominava i suoi primi ministri, sempre però con il massimo rispetto delle istituzioni repubblicane, da lui perfettamente incarnate. La vita del presidente si era svolta da sempre nei palazzi del regno, pardon della Repubblica, sin dalla sua giovinezza. La sua presenza in quei luoghi datava ad anni lontani quando la maggior parte dei suoi sudditi, pardon cittadini, non erano ancora nati e regnava su tutte le Russie un tiranno di nome Stalin che, per alcuni, era un sincero democratico. Il vecchio signore era una presenza intramontabile. Rassicurante. La parola del presidente era sacra, inviolabile, non poteva essere udita dai magistrati. Quando ciò accadeva e una sua conversazione con un indagato veniva registrata, il presidente faceva cancellare i nastri. Il suo nome, come quello di Dio, non poteva essere nominato invano neppure nelle assise parlamentari. Il presidente non aveva data di scadenza, pur prevista nella Costituzione, e si faceva rieleggere, per il bene del Paese. Alla sua seconda rielezione contribuì un signore pluri indagato, pluri processato, che venne condannato in via definitiva e poi allontanato dal Senato. Ma il vecchio presidente come poteva saperlo? Era quasi immortale, da lui però non si poteva pretendere anche l’onniscienza. Che sapesse ciò che tutti sapevano. Il presidente si credeva indispensabile, unico baluardo prima dello sfascio della nazione, argine insostituibile. Si circondava, come un vero re, di corti di saggi scelti con estrema oculatezza che avrebbero dovuto riscrivere le regole. Dettava le condizioni del suo permanere ai primi ministri, ridotti alla stregua di gran ciambellani. Più invecchiava, più capiva che lui, solo lui, poteva invertire un percorso che si annunciava autodistruttivo. Non si era opposto energicamente ad alcune leggi vergogna, come il lodo Alfano che persino un bimbo avrebbe bocciato come incostituzionale e si era preso libertà che sconfinavano dal suo ruolo”.

Insomma, Grillo ha assommato nel suo post natalizio l’intera (sua) enciclopedia degli epiteti e delle accuse nei confronti di Napolitano, avendolo tacciato di alto tradimento alla Costituzione, di comportamenti antidemocratici e monarchici, di una permanenza troppo duratura nei palazzi del potere e di trascorsi stalinisti, di collusione nei rapporti stato-mafia. Al termine del post, il comico genovese ha spiegato però il “reale” intento della richiesta di impeachment: “Si tratta di un atto d’amore per consentirgli di godere di un meritato riposo con la famiglia e di trascorrere serene giornate sulle panchine del Pincio con dei vecchi amici. Chissà se ringrazierà. Merry Christmas, mister President.”

 

Redazione