
Da giorni in Australia migliaia di cittadini, animalisti e ambientalisti stanno protestando sulle spiagge contro l’uccisione di grandi squali.
Da Perth e Melbourne le persone protestano contro la campagna messa in atto dal governo che, dopo sette attacchi fatali degli squali in tre anni, ha deciso di catturare e uccidere gli squali che superano i 3 metri di lunghezza al largo delle spiagge più popolari spiagge con l’uso di ami ed esche attaccati a barili galleggianti.
Infatti proprio oggi scade il bando rivolto ai pescatori commerciali per la sistemazione e il monitoraggio delle linee di ami ed esche, da posizionare a circa un chilometro dalla riva con il fine di uccidere ogni squalo catturato.
Secondo quando ha riferito il premier Colin Barnett il piano sarà operativo da gennaio ad aprile.
Sempre il premier, lo scorso 30 dicembre ha fatto sapere che gli attivisti pro-squali rischiano multe fino a 20 mila dollari australiani (13.500 euro) se sorpresi a danneggiare il sistema.
Una strategia che per gli ecologisti danneggerà il delicato ecosistema del mare.
Ancora ieri oltre 4.000 persone si sono date appuntamento sulla spiaggia di Cottesloe a Perth: “Vi saranno altri animali marini catturati dagli ami, e anche squali di meno di tre metri”, ha detto l’organizzatrice Natalie Banks spiegando che vi sono diverse altre soluzioni per prevenire gli attacchi, come i pattugliamenti in elicottero, la deterrenza con suoni sottomarini, l’etichettatura e il tracking di animali catturati e rilasciati, oltre all’uso di Twitter e di messaggi sms per notificare avvistamenti.
La protesta è giunta anche in Texas dove un gruppo guidato dall’ecologa Carey Barlow-Heyden sta raccogliendo migliaia di firme in una petizione pro-squali al governo australiano.
Redazione