Dall’indagine sui bilanci delle famiglie italiane nel 2012 della Banca d’Italia mostra uno scenario sconfortante per quanto riguarda le disuguaglianze in Italia.
Secondo i dati, nel belpaese il 10% delle famiglie più ricche possiede il 46,6% delle ricchezza netta familiare totale segnando una crescita di 1,1% rispetto al 2010 quando possiedeva il 45,7%.
Inoltre risulta che il 10% delle famiglie con il reddito più basso percepisce il 2,4% del totale dei redditi prodotti mentre il 10% di quelle con redditi più elevati percepisce invece una quota del reddito pari al 26,3%.
Tra il 2010 e il 2012 il reddito familiare medio è inoltre calato in termini nominali del 7,3% e quello equivalente del 6%.
Nel dettaglio emerge che nel belpaese la metà delle famiglie vive con meno di 2mila euro al mese: la metà ha un reddito annuo superiore ai 24.590 euro (circa 2milaeuro al mese), un 20% conta su un reddito addirittura inferiore ai 14.457 euro (1.200 euro al mese).
Il 10% delle famiglie a più alto reddito, invece, percepisce più di 55.211 euro.
Secondo Bankitalia, la povertà pseudo-assoluta è salita dal 14% del 2010 al 16% nel 2012 e la soglia di povertà è calcolata a partire delle famgilie con un reddito di 7.678 euro netti l’anno oppure 15.300 euro per una famiglia di 3 persone.
In questo panorama, anche i giovani son penalizzati: infatti, negli ultimi 20 anni, i giovani nella fascia di età di 19-35 anni hanno perso il 15% del reddito equivalente mentre quella tra i 35.44 anni una perdita del 12%.
Insomma, un trend che colisce anche le famiglie sotto i 34 anni che nel 2012 si registra la diminuzione più marcata di ricchezza netta familiare.
Le famiglie tendono sempre più a contenere l’indebitamento. Infatti, secondo Bankitalia, la diffusione dell’indebitamento resa contenuto e nella maggior parte dei casi è legato a mutui per l’acquisto o la ristrutturazione della casa.
L’indebitamento cala al 26,1% nel 2012, rispetto al 27,7% del 2010 e si conta una media dell’ammontare del debito di poco superiore ai 51mila euro.
Tuttavia, l’indagine evidenzia invece la vulnerabilità finanziaria – una rata per il rimborso dei prestiti superiore al 30% del reddito insieme a un reddito monetario sotto la mediana – che nel 2012 riguardava il 2,6% delle famiglie (+0,4% rispetto alla rilevazione precedente), circa il 13,2% dei nuclei indebitati (+3,1%).
Secondo l’indagine, in due anni, il peggioramento delle condizioni economiche ha riguardato maggiormente i lavoratori indipendenti, seguiti dai dipendenti e dalle persone in condizione non professionale.
Solo l’indice dei pensionati invece è cresciuto come anche quello delle persone fra 55 e 64 anni.
Redazione