
Oltre otto mila musulmani che, a bordo di una ventina di camion, hanno dovuto lasciare il loro campo di Bossangoa dove avevano trovato rifugio nel mese di dicembre dalla guerra civile in corso in Centrafrica.
E’ quanto denuncia Medici Senza Frontiere che opera a Bossangoa sottolineando che la popolazione musulmana è minacciata dalle milizie anti-Balaka mentre quella cristiana, circa 30mila persone, in un campo a Bossangoa, è minacciata invece dalle milizie Seleka.
“E’ tragico – racconta un testimone- vedere le persone che hanno preso solo alcuni effetti personali, salire sui camion per andare al nord, scortati dall’esercito del Tchad. Avevano paura di restare nella cittadina e al contempo hanno paura di andare in un paese che non conoscono”.
Come riportano i media francesi, solo un migliaio di musulmani sarebbe rimasto a Bossangoa.
Secondo l’Onu l’escalation di violenza ha causato da luglio 2013 lo sfollatmento di più di 900 mila persone nella Repubblica Centrafricana.
Stando a quanto ha raccontato il parroco di San Michele, almeno 75 persone sono morte nell’ultima settimana in scontri tra civili cristiani e musulmani a Boda, ad un centinaio di chilometri a ovest della capitale Bangui: “Almeno 60 persone sono state uccise e diverse altre sono rimaste ferite. Di queste 15 sono morte in ospedale a causa delle ferite”, precisa il parroco.
Secondo Thierry Vircoulon dell’osservatorio internazionale Crisis Group “ovunque dove i Seleka si ritirano, gli antibalaka estendono invece il loro controllo e i musulmani hanno paura perché non c’è nessuno che li protegge”. Infatti, solo 5200 soldati della forza africana Misca della Mission internazionale del sostegno al Centrafrica e i 1600 soldati francesi della forza Sangaris sono troppo pochi per mettere fine alle violenze nel paese.
Nell’ultimo colpo di Stato, nel mese di marzo 2013, i ribelli del nord riuniti sotto l’alleanza Seleka, hanno fatto fuggire il Presidente Françoise Bozizé, in Congo-Brazzaville, insediando al suo posto Michel Djotodia oppositore dell’ex presidente, giunto anche lui al potere con un colpo di stato nel 2003.
Ma Bozizé non è mai riuscito ad estendere la sua autorità sul nord del paese, una zona che è sempre sfuggita al controllo del governo centrale. Dopo la contestata rielezione di Bozizé nel 2011, la sua autorità è stata messa in discussione e nel 2012 diversi gruppi ribelli del nord hanno formato il Seleka, trascinando poi il paese in una vera e propria guerra civile.
Redazione
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