Caso Contrada, la Corte di Strasburgo condanna l’Italia

Bruno Contrada (screenshot Skytg24)
Bruno Contrada (screenshot Skytg24)

Bruno Contrada era incompatibile col regime carcerario, ma è stato detenuto illecitamente tra il 24 ottobre 2007 e il 24 luglio 2008; a stabirlo è stata oggi la Corte europea dei diritti umani, con sede a Strasburgo, ritenendo che l’abuso dell’Italia viola l’art. 3 della Convenzione firmata a Roma il 4 novembre 1950. L’ex superpoliziotto è stato condannato in via definitiva nel 2007 a 10 anni di carcere per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

In base a questa sentenza, il risarcimento dello Stato nei confronti di Bruno Contrada è di 10mila euro per danni morali e 5mila per le spese processuali. Cauto l’ex dirigente di polizia ormai 83enne: “E’ una sentenza di primo grado che può essere appellata. Comunque rappresenta solo una parte del contenuto delle istanze da me presentate in base alla violazione delle normative da parte dello Stato italiano. I giudici hanno evidenziato l’evidente e accertata incompatibilità delle mie condizioni di salute con il regime carcerario. Ma il vero motivo di soddisfazione sarebbe un eventuale accoglimento del mio ricorso per l’accusa di associazione mafiosa”.

Dura l’accusa di Contrada: “Lo Stato ha celebrato un processo violando alcune norme di legge. E’ una vicenda molto complessa e le nostre argomentazioni sono tante. Non poteva essermi contestata l’accusa di associazione mafiosa. Sono sempre stato un uomo dello Stato, mi sono fidato della
giustizia e ho avuto il massimo rispetto per gli uomini che l’amministrano. Dopo quanto mi è accaduto, da 22 anni a questa parte, mi sembra di avere il diritto di nutrire delle perplessità, dei dubbi”.

Redazione online