
All’indomani della seconda giornata di consultazioni con i partiti e dopo il colloquio di oltre due ore, ieri sera, con Napolitano, il premier incaricato Matteo Renzi è in pausa di riflessione, per completare la formazione della squadra di governo e il programma da presentare lunedì alle Camere per la fiducia. Intanto, però, l’ex sindaco di Firenze, segretario del Pd dallo scorso dicembre, viene messo alle strette dall’alleato Angelino Alfano, leader del Nuovo Centrodestra, che ha iniziato a dettare le condizioni sul nuovo governo. “Abbiamo già il foglio Excel pronto, con l’indicazione precisa delle nostre priorità, i tempi di realizzazione e il responsabile degli obiettivi” ha dichiarato oggi Alfano. “A noi interessa mettere a punto un programma chiaro – ha aggiunto – che preveda meno tasse sulle famiglie, sulle imprese, sui lavoratori“.
In merito al nodo sul nome che dovrà andare a guidare il Ministero dell’Economia, la questione più calda sul banco in questi giorni e che ha richiesto più tempo per la formazione del nuovo governo, Alfano è stato chiaro, manifestando dicendo no ad un ministro “particolarmente affezionato alle tasse”. “La vera priorità in questo momento è la diminuzione delle tasse“, ha sottolineato il leader del Ncd.
Alfano ha anche chiesto a Renzi che la nuova legge elettorale sia applicabile solo dopo la riforma del Senato: “Per rendere credibile che davvero togliamo il Senato così come è, sarà indispensabile approvare una norma che attribuisca alla legge elettorale un vigore, una sua immediata applicabilità appena concluso il cammino delle riforme”. Con una legge elettorale non legata alle riforme, ha spiegato il leader del Ncd, si finirebbe con il dire: “Approvano la legge elettorale per andare al voto e le riforme le annunciano ma non le faranno e quindi fanno finta”.
“Oggi – ha detto ancora Alfano – penso sia un giorno importante per capire dalla parte di Renzi e dalla parte del Pd se le nostre proposte programmatiche possano giocare da protagoniste nell’ambito del contratto di governo”. “Abbiamo detto alcuni no molto chiari, che riguardano sia il programma sia l’assetto di governo – ha spiegato Alfano: no alla patrimoniale, no ad un giustizialista alla Giustizia, non vogliamo all’Economia qualcuno particolarmente affezionato alle tasse“, ha concluso.
Redazione