Intercettazioni Unipol, prescrizione per i fratelli Berlusconi

Paolo Berlusconi (OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images)
Paolo Berlusconi (OLIVIER MORIN/AFP/Getty Images)

La Seconda Corte d’Appello di Milano ha dichiarato la prescrizione del reato per Silvio e Paolo Berlusconi, imputati per la vicenda dell’intercettazione Fassino-Consorte legata al caso Unipol. Confermato il risarcimento di 80mila euro per l’ex segretario Ds e attuale sindaco di Torino, Piero Fassino, che nel processo era parte lesa. La Corte accoglie così la richiesta del pg di Milano, Daniela Meliota, che aveva chiesto la prescrizione, sostenendo come “è un non senso giuridico dire che c’è l’evidenza della conclamata innocenza dei due imputati”.

In primo grado, Silvio e Paolo Berlusconi erano stati condannati, il 7 marzo 2013, rispettivamente ad un anno e a due anni e tre mesi di reclusione nell’ambito del processo Unipol, riguardante la famosa intercettazione della telefonata tra l’allora segretario dei Ds Piero Fassino e il presidente di Unipol Consorte, all’epoca della scalata di Bnl da parte di Unipol nel 2005 – “abbiamo una banca?” chiese Fasssino. L’intercettazione venne pubblicata sul quotidiano “Il Giornale” quando non era stata ancora depositata dalla magistratura, quindi coperta da segreto istruttorio.

L’ex premier reagì duramente a quella condanna, sostenendo: “La sentenza del Tribunale di Milano sulla vicenda Unipol comprova quanto sostengo da sempre. Sono stato oggetto di migliaia di articoli di giornali e di trasmissioni televisive che hanno propagato ogni e qualsivoglia notizia di indagine sia coperta da segreto sia con divieto di pubblicazione. Ho presentato decine di denuncie in merito e mai e poi mai si é arrivati ad un processo. In un caso hanno addirittura smarrito il fascicolo con la mia denuncia. E per la pubblicazione su un giornale non controllato in alcun modo da me, senza neppure portare a processo il direttore responsabile dell’epoca, mi si condanna perché avrei prima della pubblicazione ascoltato la intercettazione in oggetto. Mai l’ho ascoltata, ma anche se l’avessi ascoltata, e non é vero, tutti hanno escluso che vi sia mai stata una mia compartecipazione a tale pubblicazione”.

Secondo i giudici di primo grado, invece, il leader del centrodestra avrebbe ascoltato, il 24 dicembre 2005, la telefonata tra il leader dei Ds Piero Fassino e il numero uno Unipol Giovanni Consorte. Hanno sottolineato i giudici del tribunale di Milano: “Quella sera la registrazione audio venne ascoltata attraverso il computer, senza alcun addormentamento da parte di Silvio Berlusconi, o inceppamento del pc”. Proseguono le motivazioni: “Deve ritenersi che Silvio Berlusconi abbia ricevuto, quella sera a casa sua, ad Arcore, la visita di Favata e Petessi, insieme al fratello, essendo ben consapevole del motivo per cui si svolgeva quella visita, in parte destinata a fargli sentire la famosa telefonata, nella chiara prospettiva della sua pubblicazione, di peculiare interesse in quel periodo pre-elettorale, tenuto conto della già sottolineata portata politica di quella conversazione”.

Redazione online