
Sono state molto dure le parole del Procuratore generale di Palermo Luigi Patronaggio sulla fuga dell’ex senatore Marcello Dell’Utri, condannato a marzo 2013, in appello, a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, sentenza che la Corte di Cassazione dovrà confermare o meno martedì prossimo. Dell’Utri si è reso ufficialmente irreperibile da tre giorni, la Corte di Appello di Palermo lo scorso 8 aprile aveva emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti per pericolo di fuga. Nonostante il procuratore generale Patronaggio l’avesse già chiesta per ben due volte, subito dopo la condanna dell’ex senatore, un anno fa, e nei mesi successivi, ma senza alcun successo. In realtà Dell’Utri avrebbe lasciato l’Italia già da metà marzo.
“Fino a quando non c’era la pistola fumante non ce lo hanno fatto arrestare e siamo arrivati troppo tardi, ma se si deve cercare un responsabile bisogna partire da lontano“, ha dichiarato in un’intervista a Repubblica, il Procuratore generale di Palermo. “Che ci fosse un serio pericolo di fuga l’ho segnalato più di un anno fa, al momento stesso della sentenza di secondo grado – ha spiegato -. Sapevamo che si era recato all’estero proprio nei giorni in cui si attendeva la precedente sentenza di Cassazione che aveva annullato la prima condanna, c’era la vicenda della compravendita della villa di Santo Domingo, c’erano tanti elementi, ma la Corte (di Appello di Palermo, ndr) non ha ritenuto di doverla accogliere“, ha sottolineato Patronaggio. “A noi bastava soltanto evitare che lui potesse fuggire all’estero – ha continuato il magistrato -. Per questo abbiamo chiesto il divieto d’espatrio. E poi a decidere erano gli stessi giudici che a marzo 2013 avevano già rigettato la richiesta di custodia cautelare, dovevamo tenerne conto”, ha osservato.
“Non ho nulla da rimproverarmi – ha aggiunto Patronaggio – ho fatto tutto quello che si poteva fare, ma non dispero. Se Dell’Utri dovesse essere localizzato anche in un paese straniero senza accordi di estradizione studieremo la strada. È stato così anche per il boss Vito Roberto Palazzolo, da anni residente in Sudafrica e poi beccato in Thailandia. Siamo riusciti a riportarlo in Italia, pagherà il suo conto con la giustizia”, ha concluso il magistrato.
Nel frattempo, il fratello di Marecello Dell’Utri, Alberto, ha confermato che suo fratello non è latitante, ma in cura all’estero, come lo stesso Dell’Utri ha affermato in una lettera inviata al suo legale. “Tengo a precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione; e che trovandomi in condizioni di salute precaria – per cui tra l’altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica, sto effettuando ulteriori esami e controlli”, ha scritto nella lettera l’ex senatore, aggiungendo: “Apprendo della aberrante richiesta di preventiva custodia cautelare mentre mi trovo già all’estero per il periodo di cura e riposo”, ma senza indicare in quale Paese straniero si trovi.
“Mio fratello non è un latitante!, ha detto Alberto Dell’Utri al quotidiano La Stampa. “È un evaso – ha precisato -. Perché negli ultimi 20 anni è stato come in carcere, dietro le sbarre di accuse assurde come quelle di connivenza mafiosa. Accuse lontane anni luce dalla sua mentalità”, ha sottolineato. Secondo il fratello, l’ex senatore del Pdl è “un perseguitato“. “Non è scappato – ha detto – è andato in Libano per affari, per il commercio dei cedri. Poi ha avuto problemi di salute e quindi è stato costretto a rimanere fuori per curarsi“, ha spiegato. Alberto Dell’Utri ha però dichiarato di non sapere se il fratello sia ancora in Libano. “Era a Beirut fino all’8 aprile, ultimo giorno in cui l’ho sentito”, ha precisato. Secondo gli investigatori, Marcello Dell’Utri sarebbe proprio in Libano, nonostante la smentita ufficiale, ieri, delle autorità di Beirut, quando si è appresa la notizia che l’ex senatore fosse fuggito nel Paese dei cedri.
Alberto Dell’Utri ha detto ancora che contro il fratello “non ci sono prove. Ci sono solo racconti, di pentiti che hanno sentito altri pentiti, di contatti tra mio fratello e ambienti mafiosi”. Al massimo, ha sottolineato, “è stato imprudente a portare ad Arcore Vittorio Mangano, che poi risultò legato alla mafia. Ecco, mio fratello potrebbe solo essere condannato per imprudenza”, ha ribadito. Alla domanda se Marcello Dell’Utri tornerà in Italia per la pronuncia della Cassazione sul suo caso, il fratello ha risposto non saperlo. “A me martedì scorso ha detto di sì – ha precisato -, che sarebbe tornato. Ma tanto non cambia niente, perché qualsiasi sia l’esito della sentenza gli hanno comunque rovinato la vita“.
Marcello Dell’Utri, ex senatore del Pdl, ha fondato Forza Italia con Silvio Berlusconi ed è stato numero uno di Publitalia, l’azienda di Berlusconi per la raccolta pubblicitaria sulle sue reti televisive.
Redazione