
Il Sudafrica oggi è chiamato alle urne per eleggere l’Assemblea nazionale e per la prima volta nella storia della sua democrazia iniziata nel 1994 non vi sarà la figura rassicurante di Nelson Mandela.
Oltre 25,3 milioni di elettori dovranno eleggere 400 deputati, che a loro volta sceglieranno il prossimo capo dello Stato il 21 maggio.
L’African National Congress (Anc), al governo dalla fine dell’apartheid, è ancora dato per favorito al 60% dai sondaggi, una percentuale con la quale otterrebbe la maggioranza assoluta dei seggi e che garantirà un nuovo mandato di 5 anni all’attuale presidente 72 enne Jacob Zuma, che recentemente è stato però investito da molte critiche come presunti eccessi e sulle immunità che la Costituzione gli attribuisce.
Tanto che, secondo gli osservatori, alle elezioni odierne ci potrebbe essere un forte assenteismo come nel 2009 quando aveva votato solo il 56% degli iscritti alle liste contro l’85% del 1994.
L’opposizione Alleanza democratica, guidata da Helen Zille non sembra però essere all’altezza di sfidare l’Anc, il movimento che ha abbattuto l’apartheid e che raccoglie ancora il massimo dei consensi.
Tra i problemi maggiori nel paese restano l’emarginazione accompagnata dalla violenza con centinaia di migliaia di famiglie vivono ancora nelle degradate township e dove il 40% dei cittadini è disoccupato.
Ieri alla vigilia delle elezioni si sono registrati disordini alla periferia di Johannesburg, township di Bekkersdal, teatro di violenze, con frequenti manifestazioni dei residenti contro la mancanza di servizi pubblici, e dove l’esercito è dovuto intervenire per contenere degli scontri.
“Abbiamo ricevuto informazioni che riferiscono di incidenti nella township di Bekkersdal, dove alcuni abitanti hanno bloccato delle strade con penumatici in fiamme. In questa fase, non conosciamo la causa delle violenze”, ha detto il portavoce dell’esercito.
Redazione