Sudan, prosegue il tam-tam mediatico per salvare Meriam

Chiesa cristiana a Khartoum, in Sudan (ASHRAF SHAZLY/AFP/Getty Images)
Chiesa cristiana a Khartoum, in Sudan (ASHRAF SHAZLY/AFP/Getty Images)

E’ già arrivata a oltre 5mila firme la campagna di Italians for Darfur per salvare la vita di Meriam Yehya Ibrahim, la 27enne cristiana condannata a morte in Sudan per aver violato la sharia. La giovane donna, incinta all’ottavo mese, era stata condannata a cento frustate e alla pena di morte per impiccagione, con l’accusa di adulterio e apostasia, per aver sposato un uomo straniero del suo stesso credo religioso, facendo scattare immediatamente la mobilitazione delle ong internazionali.

Oltre all’appello dell’associazione presieduta da Antonella Napoli, sono centinaia le email di adesione all’appello di Amnesty International, che attraverso Manar Idriss, ricercatore sul Sudan per l’ong, aveva evidenziato: “Il fatto che una donna sia condannata a morte a causa della religione che ha scelto di professare e alle frustate per aver sposato un uomo di una presunta religione diversa è agghiacciante e orrendo”.

Antonella Napoli, esprimendo fiducia per il buon andamento della petizione, si è detta certa “che il giudizio finale sarà ben diverso da quello del tribunale di primo grado, come ci confermano Khalid Omer di Sudan Change Now, ong partner di Italians for Darfur, e l’avvocato di Meriam, Mohamed Jar Elnabi, il quale sostiene anche che la costituzione del Sudan permette la conversione religiosa senza restrizioni”.

Redazione online