
Il 28 maggio 1974 era in corso a Brescia una manifestazione dei sindacati contro le provocazioni neofasciste. Sul palco stava parlando Franco Castrezzati, esponente della Cisl. Molti manifestanti si erano riparati sotto i portici, a causa della pioggia, che cadeva battente. Improvvisamente, il discorso del sindacalista era interrotto da un boato. Un ordigno, nascosto in un cestino dei rifiuti, provocava otto morti e novantaquattro feriti.
Si tratta di una delle stragi impunite di quel periodo della nostra storia recente in cui si sviluppò la cosiddetta “strategia della tensione”, un quindicennio, quello che va dalla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 alla strage di Natale del 1984, in cui si dovette assistere impotenti a un’autentica carneficina di vittime innocenti, circa 200, la cui unica colpa era di trovarsi nel posto sbagliato.
E’ un anniversario importante, quello di quest’anno: un mese e mezzo fa, infatti, la Corte di Cassazione ha annullato le sentenze di assoluzione in Appello nei confronti di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, mentre è uscito definitivamente dal processo un altro estremistra di destra, Delfo Zorzi, da decenni residente in Giappone. Nel corso della sua requisitoria, il pg della Cassazione, Vito D’Ambrosio, aveva messo in evidenza: “Dovrebbe essere la storia ormai a occuparsi della stragi di Piazza della Loggia, invece siamo ancora qui a cercare i colpevoli. I mandanti, dato che gli autori materiali sembrerebbero essere stati individuati in due persone decedute”.
Inoltre, di recente il governo Renzi ha deciso di togliere il segreto di Stato sulla stagione delle stragi e aprire gli archivi di una memoria finora rimasta spesso obliata per volontà degli stessi apparati dello Stato. Di recente, proprio riferendosi a questi fatti, il presidente della Camera Laura Boldrini aveva evidenziato: “Fa male sapere che in alcuni settori dell’apparato dello Stato si annidavano figure opache, più inclini a deviare che a cercare la verità. Per questo ancora dopo tanti anni resta attuale come non mai la domanda di trasparenza”.
Proprio alle coperture, alle rimozioni, alle figure opache di quella strage è dedicata la graphic novel uscita in questi giorni per la casa editrice Beccogiallo, secondo di due volumi dedicati a Piazza della Loggia, sottotitolato “In nome del popolo italiano”. Nella postfazione, Matteo Fenoglio, disegnatore del volume, e Francesco Barilli, autore dei testi, spiegano: “Al di là degli esiti sul piano delle responsabilità personali, il dibattimento bresciano ha delineato come contesto storico un impianto inquietante e ricorrente,: un nucleo operativo dell’eversione neofascista, l’intesa con uomini dei servizi segreti. E soprattutto la copertura di apparati politici e militari”.
A tutto questo, corrisponde, quarant’anni dopo, la necessità di ricercare una verità giudiziaria che appare spesso soltanto una chimera, il sogno utopico di chi crede ancora oggi nella rivelazione di segreti che da troppo tempo rappresentano un’ombra grigia del nostro passato.