Rai, la spending review è dietro l’angolo.

E’ di 162 milioni di euro il saldo negativo del bilancio Rai del 2014 dell’azienda. L’importo è quanto scaturisce dai 150 milioni di introiti in meno previsti dal decreto Irpef — e che rappresentano la premessa per la vendita di Rai Way ritenuta ora inevitabile dal Governo.

Ha gravato sul bilancio anche il mancato adeguamento del canone al tasso di inflazione che ha comportato un minor incasso di circa 25 milioni di euro. La spending review invocata dal Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan Festival dell’Economia di Trento parte da qui. E inizia subito: i giornalisti ed i tecnici da inviare in Brasile passano dai 44 previsti ai 17 con un risparmio sui costi che si aggira sui 5 milioni di euro.

Ma al di là dei provvedimenti una tantum sarà il modello organizzativo a risentirne, perché le parole del premier Matteo Renzi, anche lui a Trento non hanno lasciato dubbi: “Confrontiamo i numeri e quanto costano la sedi regionali. Vogliono venire a fare una discussione su questi numeri? La facciamo. Io invito la Rai a discutere del servizio pubblico e dei prossimi anni, ma se vogliono andare a ragionare di costi e su quanto costa la Rai ci troveranno preparati”. Sembra una via obbligata la riorganizzazione delle testate giornalistiche e dei telegiornali: un ridimensionamento della stessa struttura operativa, passando nel medio periodo alla revisione dei circa due miliardi di spesa che la Rai deve sostenere in appalti esterni ogni anno.

E’ stata certo in un’ottica di riduzione dei costi e di maggiore ottimizzazione delle risorse anche il recente divorzio da You Tube con la Rai che ha deciso di ritirare progressivamente i circa 40.000 video provenienti dalla tv pubblica presenti nella piattaforma di Google per trasferirli nella propria. Il ricavato della concessione, pari a 700 mila euro l’anno, è stato infatti ritenuto irrisorio: le clip riportate sul sito Rai dovrebbe consentire di raddoppiare il guadagno attraverso gli spazi pubblicitari collegati ai video, prima di totale appannaggio di You Tube che riconosceva alla Rai una percentuale ritenuta del tutto inadeguata. Ma il risanamento passa sopratutto attraverso la cessione parziale di Rai Way la società delle torri di trasmissione, un asset stimato intorno ai 500 milioni.

Un’operazione che ha provocato al dura reazione delle opposizioni e che presenta alcuni inconvenienti; il più vistoso ai fini contabili e è che lil ricavo della cessione, non prevista nel piano industriale 2013-2016, entrerebbe a bilancio solo nel 2015. Del resto l’ipotesi di un ricorso, da parte del cda Rai contro la decuratazione decisa dal decreto irpef non sembra fondarsi su basi solide in quanto il Governo, come ha ribadito Matteo Renzi a Trento, non ha richiesto una ristrutturazione immediata che porti ad un risparmio pari all’importo richiesto. “ Mi fanno la polemica per i 150 milioni quando sono lì: basta fare l’operazione Ray Way.

Il Governo non ha imposto un’operazione di tagli difficili e complicati“ ha ribadito Renzi ma ha legittimamente disposto la vendita di un asset. Per questo un’opposizione che eludesse il confronto per portarlo su un piano esclusivamente giudiziario rischierebbe presto di trovarsi con il fiato corto. Certo ben s’intuisce dalle parole dello stresso Ministro Padoan che la richiesta di 150 milioni e la conseguente vendita dell’asset altro non sono che  un segnale sulla ferma volontà del Governo di procedere nel breve ad un ripensamento complessivo del Servizio Pubblico offerto da Viale Mazzini. Per questo lo scontro frontale potrebbe rivelarsi, sulla lunga distanza, una scelta sucida. E l’esecutivo dell’Usigrai, stando ai segnali delle ultime ore, sembra essersene accorto.

Redazione