Roma. La protesta dei senza volto dei call center

Call Center ( PIERRE VERDY/AFP/Getty Images)
Call Center ( PIERRE VERDY/AFP/Getty Images)

I lavoratori dei call center sono conosciuti per essere i precari per eccellenza, quelli che raramente possono permettersi di impugnare uno sciopero per difendere diritti di cui, nella maggior parte dei casi, non godono per ragioni di contratto. Oggi, però, Roma si è riempita delle istanze e delle richieste dei telefonisti, i quali sono scesi in piazza per uno sciopero organizzato dai sindacati SLC Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil con cui hanno chiesto diritti, rivendicato condizioni di lavoro dignitose e protestato contro la tendenza alla delocalizzazione che sta mettendo in discussione, dati i tempi di crisi, il loro impiego.

Un corteo di circa 7.000 lavoratori dei call center ha popolato le vie della capitale e, in base ai dati in possesso del sindacato SLC, circa l’87% degli impiegati nel comparto sarebbe rimasto a casa creando forti disagi alle aziende.

La prima mobilitazione nazionale del settore è stata scandita da una precisa richiesta indirizzata al governo perché si regolamenti la professione e si mettano argini alle strategie di fuga all’estero delle ditte che gestiscono il lavoro di consulenza telefonica le quali sempre più spesso scelgono di spostare i loro servizi in paesi dove il costo del lavoro è minore come l’Albania.

Questi ex-ragazzi, questi lavoratori meritano una risposta perché in Europa quello che succede in Italia non capita. Crediamo che il governo debba intervenire prontamente sulla normativa dei cambi d’appalto per dare sicurezza e garanzia ai lavoratori. Le leggi italiane favoriscono e incentivano il dumping. In un paese normale tutto questo non succederebbe e anzi si punterebbe a qualificare questi lavoratori che sono senza volto ma in realtà risolvono quotidianamente i problemi dei cittadini ed è giusto dargli dignità”, ha affermato il segretario di SLC, Michele Azzola, ad Adnkronos.

 

Redazione online