Riforma del Senato, Zanda incontra i 14 “ribelli” del Pd

Luigi Zanda (Getty Images)
Luigi Zanda (Getty Images)

Si è svolto nel pomeriggio di ieri un vertice decisivo tra il presidente dei senatori Pd, Luigi Zanda, e i 14 “autosospesi” dal gruppo parlamentare a Palazzo Madama: sul tavolo, la sostituzione di Corradino Mineo e Vannino Chiti dalla commissione Affari Costituzionali e il tema della riforma del Senato in senso federale che non piace a molti esponenti del partito di Renzi, tant’è che nei mesi scorsi è stata formulata una proposta alternativa, che prevedeva un Senato eletto su base regionale con 100 membri più 6 senatori eletti nella circoscrizione Estero.

“Ho rivolto loro un appello affinché l’autosospensione cessi nei tempi più rapidi possibile e ritornino nella normalità dell’attività del gruppo. In una fase delicata del Paese è necessario che il gruppo del Pd operi e posso operare con tutte sue forze. Sono ottimista che questo risultato si possa raggiungere”, ha spiegato Zanda al termine della riunione, ribadendo però che verranno confermate “le decisioni della presidenza sulla composizione della commissione, fermo restando la più assoluta stima nei confronti di tutti i senatori, rimangono così come deliberate”.

A farsi portavoce delle istanze dei dissidenti, Vannino Chiti: “Abbiamo sollecitato un chiarimento sull’art. 67 della Costituzione e la riunione è stata positiva. L’art. 67 della Costituzione non può essere rimesso alla discrezionalità di un gruppo o di un partito. Questo chiarimento c’è stato”. “Non siamo sabotatori e non siamo ostacolo alle riforme”, ha aggiunto Chiti, tornando però poi sul caso Mineo, punto dirimente su cui le posizioni restano divergenti: “Ci è stata spiegata con logiche di funzionalità ed è l’elemento meno convincente e di contraddizione della riunione sulla quale rifletteremo”.

Il senatore ha poi concluso: “Nessuno ha mai pensato di cercare casa fuori. Siamo nel Pd e le nostre battaglie le portiamo avanti dentro il partito. Non siamo una corrente, non siamo un’area”. In giornata, è prevista una riunione dei “ribelli”, ma dovrebbe rientrare la loro autosospensione dal gruppo. Sulla vicenda è intanto intervenuto, con un’intervista a ‘Repubblica’, Pippo Civati, affermando: “Che ci sia una chiusura dei vertici del Pd è sicuro, c’è il tentativo di rivendicare una posizione molto dura. Ho cercato una mediazione prima dell’assemblea nazionale, ma non e’ andata a buon fine”.

Ha sottolineato Civati: “Nessuno vuole fare la fine di Fini. Ma è sbagliato impostare il dibattito o così o fuori. In aula quei senatori trattati a pesci in faccia voteranno. Con quale spirito? Insomma, non è una pace quella di ieri. La tensione in quel gruppo è aumentata, non è una mossa intelligente per chi vince le elezioni. Senza contare che si vota una riforma costituzionale non un provvedimento del governo. Quindi, cambierà anche l’atteggiamento dei senatori”.

 

Giuseppe Gabriele Mastroleo