
Nei giorni scorsi, lanciando una convention in programma il 28 giugno prossimo nel Palazzo dei Congressi dell’Eur di Roma, era stato protagonista di uno spot in cui vestiva i panni dell’allenatore; oggi Gianfranco Fini, l’uomo che ha traghettato la destra nazionale italiana attraverso la storica svolta di Fiuggi, è tornato a parlare, in un’intervista ad “Agorà”, per chiarire che “non mi candido a nulla, so di non essere l’uomo per tutte le stagioni, cerco solo di organizzare una discussione perché me lo chiedono tanti e tanti elettori di centrodestra”.
A una settimana dal suo intervento a ‘L’aria che tira’, su La7, nel quale aveva sottolineato che “chi sta culturalmente e politicamente nel centrodestra non deve chiedersi con quali partiti saremo alleati domani o chi farà il candidato premier, ma perché questi elettori non ci hanno più votato e capire gli errori”, Fini oggi ha ribadito: “Il centrodestra ha perso in due anni 6milioni di voti ed è una torre di Babele in cui si parlano troppo lingue diverse. E’ poco credibile, mancano programmi e discussione”.
“Dentro Forza Italia i nodi stanno venendo al pettine” – ha detto ancora l’ex presidente della Camera – “E’ difficile in quel mondo politico, anche per la forte personalità che ha Berlusconi, avere dialettica, confronto, votazioni e momenti in cui possano esistere posizioni diverse tra di loro. E così chi crede ancora a determinate categorie politiche, come ad esempio Fitto, a lungo andare soffre”. Duro sull’uscita dall’euro, proposta portata avanti da Lega e soprattutto da Fdi-An: “Mi fa inorridire perché loro usano il simbolo di Alleanza nazionale che ha tutta un’altra storia a proposito del rapporto con l’Europa”.
Fini ha tenuto in estrema sintesi a evidenziare: “L’idea di destra che ho in mente non è molto diversa da quella di movimenti europei pienamente legittimati dal consenso e che ha come stelle polari l’interesse generale, il senso dello Stato, l’autorevolezza dei diritti e una cultura dei diritti accompagnata da un’etica dei doveri”.
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