Dopo il film-evento Principessa Mononoke, arriverà, per soli tre giorni (25, 26 e 27 giugno), nelle sale italiane un altro fantastico capolavoro firmato Studio Ghibli e diretto da Hayao Miyazaki: La città incantata. Attento, certosino e perfezionista, nel corso della sua lunga carriera, Miyazaki ha dato prova di avere un’immaginazione potente e straordinaria, le cui opere attestano il valore alla vita, e dei suoi mille incanti.
Protagonista della pellicola, è Chihiro, una ragazzina di dieci anni, capricciosa e testarda, che a causa di un trasloco, abbandonerà la sua vecchia casa e le sue vecchie abitudini e si incamminerà verso una nuova dimora assieme ai suoi genitori. Durante il tragitto in auto, arriveranno in fondo a una misteriosa galleria, e con una certa riluttanza, Chihiro seguirà i suoi genitori nel tunnel, che li condurrà nel cuore di una città fantasma, dove li aspetta un sontuoso banchetto. I suoi genitori si getteranno famelici sul cibo e verranno trasformati in suini, perché a loro insaputa, sono finiti in un mondo abitato da antiche divinità e esseri magici, governato da una strega malvagia, l’arpia Yubaba. Sarà proprio lei a spiegare a Chihiro che di solito gli umani vengono trasformati in animali prima di essere uccisi e mangiati, perché lì non servono proprio a nulla. Per sua fortuna, però, la ragazzina troverà un vero alleato nell’enigmatico Haku e per sopravvivere in questo universo strano e pericoloso, inizierà a rendersi utile, a rimboccarsi le maniche e a lavorare. E così, rinuncerà alla sua pigrizia, alla sua umanità, alla sua ragione, ai suoi ricordi e addirittura al suo nome…
Di fatto, La città incantata è la summa del pensiero di Miyazaki. Infatti, mostra tutti i temi ricorrenti della sua filmografia, trattati, qui, con un tocco ancora più lieve. La spettacolare animazione pone l’accento sulla visione magica dell’infanzia e sul crudele mondo degli adulti, nel quale o si lavora o si viene annientati. Il lucido dipinto della natura umana che schiavizza gli uomini è rappresentato con simboli delicati, ma esemplari: il “senza volto” che divora tutto, ma che tutti bramano perché fabbrica oro; il contratto che ruba nomi e anime; i fiumi seppelliti dai detriti e che diventano creature mostruose e putride, ecc.
E se al calar della notte, le strade del mondo governato dalla strega cattiva si popolano di ombre, di una sarabanda di esseri indicibili che si trasformano in stupefacenti realtà, Chihiro stenta a sopravvivere, perché potrebbe scomparire da un momento all’altro. Lei è umana, o meglio terribilmente umana, e se vuole farcela, dovrà fare appello alla sua creatività e alle sue forze. E se all’inizio, la vedremo testarda e imbronciata, la combattente che è in lei verrà fuori, man, mano che la paura scemerà e che troverà il coraggio di sondare a fondo il suo cuore. A farle compagnia, non mancherà una schiera di personaggi insoliti e buffi, come il gigantesco “Ciccino”, il paffuto, viziato e ipocondriaco figlio di Yubaba; Zeniba, la strega gemella, buona e temeraria; il meraviglioso drago bianco; Kamaji, lo spirito aracnoide dalle sembianze umane, che sembra severo, ma che in realtà cela una natura affabile e comprensiva; la bella Rin, ecc. Ma a svolgere un ruolo chiave, sarà l’acqua, e non porterà distruzione, ma bellezza. E non sarà solamente un mero elemento decorativo: sarà personaggio, sarà amore, sarà magia.
Così, grazie alla perfezione tecnica, alla ricchezza visiva, e al perenne senso di meraviglia, gli spettatori avranno l’opportunità di vedere una favola soave e di godere di momenti di pura poesia: una rarità in questo mondo che soverchia ricordi, spiriti ed energie. E una volta catapultati ne La città incantata, in grado (davvero) di affascinare grandi e piccini, non potrete fare altro che lasciarvi trasportare dal fluire della narrazione, e decidere di cadere volontariamente nella saggezza, nel prodigio, ma soprattutto… nella grazia.
Silvia Casini