
“E’ una brutta giornata per l’Europa”. Con queste parole ieri il premier britannico David Cameron ha commentato la la nomina interna al Consiglio dei ministri di Jean-Claude Junker come presidente della Commissione Europea. Eppure per lo stesso Cameron quella di ieri è stata una sconfitta che rischia di metterne in discussione la già non stabilissima leadership politica domestica. Obbligato a risalire la china della popolarità in patria con due avversari del calibro di Ed Miliband e Nigel Farage in agguato, l’inquilino di Dawning Street ha messo in crisi la sua figura imbarcandosi in una battaglia durante la quale è riuscito ad attirare dalla sua parte solamente l’ungherese Orban.
Sia l’Olanda che la Svezia, paesi fidati del Regno Unito fino a poco tempo fa, hanno deciso di voltare la faccia a Cameron e di sottoscrivere il patto al quale è stato anche il primo ministro italiano Matteo Renzi votando per la presidenza di Junker.
A rischio, oltre alla faccia di Cameron, ci sarebbe anche la tenuta europea del Regno Unito. A riferirlo è stato lo stesso premier, il quale ha definito il suo paese “più vicino all’uscita dall’UE” dopo questa vicenda. Il conservatore britannico ha però riferito che quella persa ieri contro Junker e la sua egemonia politica in Europa è solo una “battaglia”, non la guerra. Pur essendo consapevole del momento difficile nelle relazioni tra Regno Unito ed Europa, Cameron è quindi intenzionato a proseguire sulla sua strada ed ha affermato con decisione: “Non sono d’accordo col fatto che sia il Parlamento europeo a scegliere il presidente – ha continuato – Non credo che questa scelta sia nell’interesse britannico”.
Redazione online